Ddl Zan, Fedez, Lega: da una parte i diritti civili, dall’altra la (supposta) libertà d’espressione
Siamo sicuri che le cose stiano così?
Grande eco hanno avuto le accuse e le parole di Fedez che dal palco del concertone del primo maggio in diretta sui rai3 si è scagliato contro alcuni esponenti politici della Lega per le loro offensive parole contro i gay. Il nodo della questione gira intorno alla mancata intenzione di approvare il Ddl Zan, che intende punire chiunque discrimini in base al sesso, orientamento sessuale e identità di genere, al Senato. Le forze progressiste sono compatte nella loro adesione; le destre, invece, non lo ritengono una priorità tanto che alcuni loro esponenti hanno parlato di ostacolo alla libertà d’espressione. Specificazione che sottolinea l’assenza in Italia, semmai ce ne fosse bisogno, di una destra marcatamente liberale.
Ma qual è il limite tra un diritto e la libertà d’espressione?
I diritti civili sono, tradizionalmente, i primi ad essere normati nelle Costituzioni moderne, perché hanno a che fare con le libertà e le scelte individuali. Peccato, però, che la libertà di parola sia concessa fintantoché non sconfina nella diffamazione. E garantire una protezione a tutti gli individui anche in virtù del loro orientamento sessuale, della loro identità di genere e del loro sesso è il minimo che un Paese civile possa fare, traguardo a cui altri Stati sono arrivati da decenni. E non si tratta di una scelta politica, non c’entra nulla con la destra e la sinistra: sono le basi della convivenza civile.
Ben vengano, quindi, cantanti socialmente impegnati: Fedez non è il primo. Beyoncé e Lady Gaga da molto si battono nel campo delle battaglie femministe e dei diritti delle persone LGBTQI+. La politica, però, è altro e quella moderna dovrebbe affrontare le disuguaglianze, proteggendo le differenze.
Articolo di Camilla Zucchi