You
Nell’ultimo volume delle Recensioni serie vi ho lasciato, non me ne vogliate, con un piccolo spoiler a quello che sarebbe stato il contenuto di questo articolo. Lo so, è passato un po’ di tempo, ma eccoci qui a svelarlo nella sua pienezza. Si parlava di fare il tifo per i cattivi, addirittura di empatizzare con loro: quindi non possiamo che entrare nell’universo di una serie che ci porta dritti nella testa del cattivo di turno. Avete presente quei momenti in cui pensate “Se qualcuno potesse leggermi nel pensiero adesso mi farebbe rinchiudere?”. Se avete risposto di no, non vi credo. Comunque è esattamente quello che facciamo nelle due stagioni della serie di cui parliamo oggi.
Amore o ossessione?
You è la serie Netflix che più ha catturato la mia attenzione, e sicuramente quella che più mi ha fatto dubitare della mia sanità mentale. L’ho scoperta nettamente in ritardo, quando mancava poco all’uscita della seconda stagione, e ammetto di essermi incuriosita più che altro perché sono sempre stata particolarmente affascinata dal protagonista, Penn Badgley. Per chi si stesse chiedendo chi sia, trattasi dell’attore che ha impersonato Dan Humphrey in Gossip Girl (sì, fra lo sfigato e il bello e dannato, io scelgo sempre lo sfigato).
E un po’ sfigato, o comunque non proprio uomo di mondo, è anche il nostro protagonist: Joe, un timido e introverso libraio nella grande e caotica New York. Durante una normale giornata di lavoro, in libreria entra Guinevere, il cui nome è già tutto un programma, che per semplicità preferisce farsi chiamare per cognome, Beck. Beck è una studentessa con la passione per la letteratura e la poesia, semplice ma che sa il fatto suo. Insomma, è esattamente il tipo di ragazza che potrebbe piacere a Joe. E gli piace, eccome se gli piace.

Lo capiamo dai primi due minuti del primo episodio: Beck ha fatto colpo senza neanche parlare, solo mettendo piede in libreria. E il primo dialogo non fa che confermare l’imprinting. Ma nei primi due minuti della serie capiamo anche altro. Joe è analitico, riesce a estrapolare dettagli su Beck solo osservandola girare fra gli scaffali alla ricerca di un libro. Lo è molto, troppo: Beck non porta il reggiseno, e chiaramente vuole che io lo sappia. Non dobbiamo aspettare molto per comprendere che Joe non sta semplicemente apprezzando una ragazza, ma puntando una preda. Non si tratta di essere affascinato da una bella sconosciuta, ma di sviluppare una vera e propria ossessione. E proprio l’ossessione di Joe è il fulcro di You.
Nella testa di uno stalker
Una volta individuato il suo obiettivo, a Joe non resta altro che colpire, e lo fa in modo sempre più deciso. Quelli che all’inizio ci sembrano atteggiamenti un po’ strani diventano pian piano sempre più inquietanti, fino al punto in cui ci rendiamo conto che quello che abbiamo avanti è un vero e proprio maniaco. E probabilmente non ce ne renderemmo conto così bene se non fosse per la modalità di narrazione sui generis della serie: noi siamo letteralmente nella testa di Joe. Quella che potrebbe sembrare una semplice voce fuori campo, altro non è che il suo pensiero. Dunque, non solo vediamo le azioni del nostro protagonista, ma partecipiamo al processo mentale che lo porta ad eseguirle.
Siamo lì quando Joe nota Beck, quando diventa un chiodo fisso, quando pianifica i passi che lo porteranno a conquistarla prima e a non farla allontanare poi. Siamo lì anche quando si rende conto che forse non tutto ciò che fa è giusto, ma comunque non riesce a smettere.
Una narrazione vincente
Il fatto di essere partecipi dei suoi pensieri più profondi ci permette di avvicinarci a lui senza giudicarlo solo per le sue (spesso deplorevoli) azioni. Personalmente, sono entrata in una sorta di circolo vizioso tanto inquietante quanto paradossale. Più Joe andava avanti nel suo “innamoramento” malato, più io pensavo che forse sarebbe finita lì, che sarebbe riuscito a tirare il freno a mano e fare dietrofront. E, peggio ancora, a volte facevo anche il tifo per lui.
È un po’ quello che succede quando si è in una relazione tossica: si giustifica, si perdona, si spera possa cambiare. Non succederà più, non lo farà di nuovo. E quando lo rifà ancora, ancora e ancora, si alza un po’ l’asticella di ciò che si è disposti a tollerare. Joe Goldberg è per noi spettatori questo amore malato. Sviluppa la sua relazione con Beck, ma nel frattempo ne crea anche una con noi, altrettanto subdola.

Ci riesce proprio grazie al tipo di narrazione scelto. Se non fossimo proprio dentro la sua testa, non riusciremmo a capirlo tanto a fondo e a guardarlo come lo guardiamo. Probabilmente lo prenderemmo fin da subito per il pazzo che è e spereremmo solo di vederlo marcire in galera. Ma invece no, lo conosciamo fino ai meandri più profondi della sua psiche, ne seguiamo i ragionamenti contorti e li facciamo anche un po’ nostri. A tutti è capitato di pensare qualcosa e di pentircene amaramente un secondo dopo, di cercare di ricacciare indietro quel pensiero e sotterrarlo fra quelli che invece accettiamo di buon grado. Ecco, questo con Joe non possiamo farlo. Certo, possiamo premere stop, ma quando siamo nel bel mezzo di una serie sappiamo tutti che non si fa, è una legge non scritta.
In attesa della terza stagione
Insomma, se non si fosse ancora capito io lo confermo: You mi ha conquistata. Ovviamente, seguendo i principi aurei delle Recensioni serie, non ho intenzione di svelare ulteriori contenuti, ma spero di essere riuscita a catturare la vostra attenzione almeno al punto tale da decidere di guardare il primo episodio. Ammetto di aver trovato la prima stagione più coinvolgente della seconda, ma comunque ho divorato tutti gli episodi, complice la fine di una sessione d’esami.
Cominciare la prima stagione in ritardo mi ha permesso di non soffrire l’attesa fra una e l’altra, cosa che invece sta accadendo adesso. Come per molte serie Netflix e non, infatti, la pandemia ha sconvolto i piani di realizzazione, posticipando e rallentando le riprese e, di conseguenza, l’emissione. Ma niente panico, la terza stagione ci sarà, verrà rilasciata entro la fine dell’anno e, dato l’ultimo finale di stagione, credo anche che sarà col botto.
Da guardare perché…
You è assolutamente una serie da guardare. I motivi anche stavolta sono tanti, ma come al solito vi lascio con i primi tre. Motivo numero uno: perché entrare nella testa di qualcuno ci può aiutare ad entrare nella nostra. Dopo aver condiviso i pensieri di Joe, i miei non mi sembrano poi così cattivi. Numero due: ci insegna a diffidare. A volte un bel libraio è solo un bel libraio, ma dietro una maschera di assoluta normalità può nascondersi anche qualcosa di molto diverso. Numero tre: non siamo tutti buoni. Voglio concludere questa recensione come l’ho iniziata, fare il tifo per i cattivi si può. In un prodotto del genere è difficile capire chi sia il vero antagonista ma, in fondo, non è sempre necessario che ce ne sia uno.
Articolo di Martina Mastellone