Il 25 Marzo è #dantedì, la giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri. Nel 2021 ricorrono anche i 700 anni dalla morte del sommo Poeta. Quale occasione migliore per poterlo ringraziare?!
Anno Domini 2021
Caro Dante,
Mi perdonerai se non scriverò questa lettera in endecasillabi, o con un linguaggio forbito. Ma sono sicuro che apprezzerai la lingua in cui è scritta. O forse nemmeno la riconoscerai. Dante, avevi ragione! L’italiano, che invenzione meravigliosa! E se non te ne fossi accorto, tu ne sei il padre. Almeno è questo quello che gli esperti dicono. Quando nella tua opera, il De vulgari eloquentia, parlavi della necessità di un volgare illustre che potesse riunire la varietà di dialetti che caratterizzavano la penisola, eccone il risultato.
Ormai sono passati più di 700 anni, la lingua italiana è un soggetto vivente e come tale è mutato nel tempo. Forse non comprenderai tutto quello che scrivo, ma ti posso assicurare che il 90% delle mie parole erano già presenti nella tua opera più illustre, La Commedia. Caro Dante, grazie allora per il dono dell’Italiano.

Grazie per il dono dell’Italia
Ma ancor di più, grazie per il dono dell’Italia. Se le altre nazioni europee sono nate da guerre, matrimoni combinati e mosse politiche, l’Italia nasce dalla cultura e dalla lingua (dice Aldo Cazzullo, che scrive “A riveder le stelle”). Il bel paese, come lo hai definito nel XXXIII canto dell’Inferno, oggi esiste e si chiama Italia. Quante ne abbiamo passate dai tempi della Firenze divisa tra Guelfi e Ghibellini. Oggi siamo una Nazione unita geograficamente, ma quella invettiva all’Italia che proponevi nel VI canto del Purgatorio sembra più attuale che mai:
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave senza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
Quell’anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di far al cittadin suo quivi festa
Ciò che è cambiato rispetto al passato che un nocchiere esiste oggi, ma non molto sono cambiati gli Italiani che guidano la nave. Quegli Italiani divisi che rimproveravi hanno trovato nella cultura e nella bellezza del tuo poema quell’unità che non avevano mai sperimentato. Nel 2020 infatti, caro Dante, è stata istituita una giornata a te interamente dedicata: il Dantedì che ricorre ogni anno il 25 marzo. Forse ti starai chiedendo come mai abbiamo impiegato quasi 700 anni… Io però, l’istituzione di questa ricorrenza vorrei interpretarla in un altro modo: dopo 700 anni, l’esigenza di tornare a leggerti è più forte che mai.
Grazie per la Divina Commedia
Questo perché La Commedia – che Boccaccio, senza sbagliarsi, ha definito “divina” – è più attuale che mai. Perché se è vero che l’Italia è cambiata, non si può dire lo stesso per i vizi e le virtù degli uomini. Il realismo con cui descrivi i tuoi personaggi ci permette di percepirli come umani e in loro riconoscerci. Grazie quindi per il dono di questa opera meravigliosa che è La Divina Commedia.
Grazie soprattutto per il dono del viaggio in cui ci trasporti ogni volta che ti leggiamo. Il tuo viaggio di purificazione che parte dall’Inferno, per arrivare al Paradiso passando per il Purgatorio, può essere interpretato benissimo come il viaggio che ognuno di noi ha necessità di percorrere in un qualsiasi momento della propria vita. Così come accade a te, anche noi ci rivediamo nella superbia del tuo Ulisse o nella passione di Francesca. E forse oggi, più che mai, ci sentiamo intrappolati in una selva oscura, in una situazione senza uscita; possiamo, però, esser certi che presto ne usciremo e potremo ritornare a veder le stelle.
salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.
(XXXIV, Inferno)
Grazie per il dono della poesia
Grazie, infine, per il dono della poesia, perché se mi ritrovo a scrivere ad una persona vissuta 700 anni fa significa che la cultura e la bellezza, nonostante siano pochi a crederci, sono le uniche cose in grado di resistere al tempo.
Articolo di Mara D’Oria