Dalla Resistenza alla Presidenza della Camera
Che Nilde Iotti avrebbe presto lasciato un segno nella storia, l’ex prefetto Pellizzi se ne accorse subito. Se la trovò davanti verso la fine dell’agosto 1945, perché l’Udi l’aveva designata come propria rappresentante per l’amministrazione della Sezione provinciale dell’alimentazione. Gliel’avevano descritta come un’insegnante buona, attenta ai bisogni dei suoi allievi dell’Istituto professionale Angelo Secchi. Ecco, non si sarebbe mai aspetto di trovarsi davanti una donna giovanissima, perfettamente consapevole delle difficoltà da affrontare in quel periodo di liberazione che scorreva così lento lì, nella Pianura Padana.
Lei, che dopotutto aveva sin fatto l’Università a Milano, la Cattolica. Partiva la mattina prestissimo da casa sua a Cavriago, con un lanternino che l’aiutava a farsi strada. Prendeva il primo treno per Milano e si dirigeva a piedi alla facoltà di Lettere, passando davanti ad una città ancora silenziosa, ridotta in macerie. Non era la prima della classe, però se la cavava piuttosto bene con gli studi.
E chissà cosa deve aver pensato la redazione di Noi donne, sempre in quel giorno d’agosto 1945, quando ricevette il primo pezzo della Iotti da pubblicare. A rileggerlo oggi, c’è già un primo segno della grandezza delle sue idee, per quel tempo e per quel luogo.
Vogliamo essere riconosciute nel nostro ruolo, vogliamo essere considerate alla pari con gli uomini per essere spiritualmente e materialmente libere dalla nostra vita.

Nilde Iotti nell’Assemblea Costituente
Chissà cosa deve aver pensato lei stessa alla fine di aprile del 1946 quando, uscendo di casa per andare a votare per la prima volta, vide il suo nome scritto sulla scheda elettorale. Era tutto vero. Leonilde Iotti. Per la lista Reggio Democratica, che certificò poi un secondo mandato al Sindaco uscente Cesare Campioli. Ventisei schede furono sufficienti per proiettarla nella politica locale e, un paio di settimane dopo, all’Assemblea Costituente.
Il 20 luglio, Nilde Iotti entrò di diritto nel gruppo ristretto della Commissione dei 75, quella che Luisa Lama definì:
L’autentica corazzata destinata a imbarcare i veri fondatori della Carta Costituzionale, ai quali era affidato il compito di portare in soffitta, e per sempre, il vecchio Statuto Albertino. Poche sono le donne chiamate a quel ruolo; per il Pci soltanto due: la giovane Iotti, appunto, e la più matura “rivoluzionaria di professione” Teresa Noce.
Chissà cosa deve aver pensato in quel preciso istante in cui mise piede a Montecitorio. Con quei soffitti altissimi, e il brusio delle persone che copre il rimbombo dei passi sulle lastre di marmo del pavimento. Lì, in quel momento, portava con sé le richieste di tutte le donne italiane.
Nilde approfittò di ogni occasione, di ogni spazio che si creava per ribadire una cosa soltanto: uguali diritti per donne e uomini, in tutte le situazioni della vita quotidiana… Anche dentro la famiglia. Troppe persone si sposavano per convenienza. Troppe donne soffrivano, limitate da quella vita in casa che era stata decisa per loro da qualcun altro. Troppe donne sceglievano di non sposarsi, perché questo avrebbe comportato il licenziamento dal posto di lavoro in poco tempo.

L’anno magico
E, più di tutto, chissà cosa deve aver provato Nilde in quell’anno “magico”, il 1979. La “progressione” (com’era solita chiamare la sua carriera politica) culmina con due traguardi tanto importanti quanto simbolici per la sua condizione di partigiana, donna, attivista e politica di lungo tempo. Prima l’elezione all’Europarlamento, poi la presidenza della sua “casa”: la Camera dei Deputati. Era il pomeriggio del 20 giugno quando pronunciò il suo intervento, entrato di diritto nella nostra storia di italiani.
Comprenderete la mia emozione per essere la prima donna nella storia d’Italia a ricoprire una delle più alte cariche dello Stato. Io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione. Essere stata una di loro e aver speso tanta parte del mio impegno di lavoro per il loro riscatto, per l’affermazione di una loro pari responsabilità sociale e umana, costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio della mia vita.
La vita di Nilde Iotti è un esempio di trasparenza e passione per la politica. La storia di Nilde è testimonianza di tenacia e sguardo sempre rivolto al futuro. È saggezza e attenzione per gli altri. Ancora oggi, in questo periodo di crisi nella fiducia dei partiti e nella politica che si preoccupa del benessere di tutti, la storia di Nilde ci insegna su quali valori concentrarci, per continuare quelle battaglie quotidiane che rendono così speciale il nostro vivere insieme.
Articolo di Gloria Beltrami