Tra le mie cinque parole preferite c’è mare: quattro lettere e infinite declinazioni. Mare tranquillo, mare agitato, mare blu, mare in tempesta, ma anche profumo di mare.
Il mare è da sempre presente nella letteratura, sia come protagonista che come sfondo: è impossibile citare tutte le opere e gli autori, così come è difficile sceglierne alcuni avvalendosi di criteri univoci. Prevarrebbe sicuramente il gusto personale, quindi mi limito a raccontarvi di un autore che ha un rapporto intenso con il mare, come traspare dalle sue poesie, e per regalarvi una curiosità.
Il poeta che si sentiva “marinaio in terra”

Marinero en tierra è il titolo di una raccolta del poeta spagnolo Rafael Alberti, nato nel 1902 a El Puerto de Santa María in provincia di Cadice. All’età di quindici anni si trasferisce a Madrid, dove termina gli studi e inizia la carriera di pittore, alternandola successivamente all’attività di scrittura e all’impegno politico. A parte una parentesi a San Rafael (Castiglia-León) nel 1920, vive nella capitale fino allo scoppio della Guerra Civile. In quanto convinto oppositore del regime franchista, nel 1939 è costretto a lasciare la Spagna: vi ritorna solamente nel 1977, dopo aver vissuto in Argentina, in Cile e anche in Italia, a Roma. Muore nel suo Paese natale nel 1999.
Vince molti premi, sia letterari – come il premio nazionale di poesia per Marinero en tierra nel 1925 e il Premio Cervantes nel 1983 – sia premi legati alla sua attività politica, come il Premio Lenin della Pace nel 1965.
El mar o la mar?
Nella produzione poetica di Rafael Alberti sono molte le poesie rappresentative di questo suo profondo rapporto con il mare, in particolare quelle appartenenti a Marinero en tierra. La raccolta, emblematica già dal titolo, ci regala una piccola curiosità: il sostantivo “mare” è spesso usato al femminile: “la mar”. Come in italiano, anche in spagnolo il termine è di genere maschile. Tuttavia, la Real Academia Española registra anche l’utilizzo al femminile in alcuni casi particolari. Il dizionario della RAE recita:
mar. ‘massa di acqua salata’. Il sostantivo, neutro in latino, si utilizza in spagnolo in entrambi i generi. Nello spagnolo attuale è maschile […], ma tra “las gentes de mar” è frequente l’uso al femminile.
Per gentes de mar si intende in senso stretto coloro che storicamente hanno vissuto a stretto contatto con il mare. Il marinaio è la figura emblematica, come descritto anche nelle prima pagine de Il vecchio e il mare di Hemingway:
A volte coloro che l’amano ne parlano male, ma sempre come se parlassero di una donna. Alcuni fra i pescatori più giovani, di quelli che usavano i gavitelli come galleggianti per le lenze e avevano le barche a motore, ne parlavano come di el mar, al maschile. Ne parlavano come di un rivale o di un luogo o perfino di un nemico. Ma il vecchio lo pensava sempre al femminile e come qualcosa che concedeva o rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvagie era perché non poteva evitarle. La luna lo fa reagire come una donna, pensò.
La gente del mare
In realtà, “gentes de mar” in senso più ampio sono tutte quelle persone che hanno con il mare un rapporto affettivo. Chi è nato in un posto di mare e ne sente la mancanza perché vive lontano, come Rafael Alberti. Oppure chi, come la sottoscritta, non è nato al mare, ma prova un immenso senso di tranquillità nel seguire con lo sguardo il lento e costante movimento delle onde, nell’ascoltare lo sciabordio e nel sentire il profumo di salsedine. In fondo, come scrive Andrea Camilleri, è sempre meglio “starsene a taliare il mari”.
Articolo di Alice Faravelli