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12 Febbraio 2021 / Editoriale

Politica è sinonimo di ego? Spesso sì.

Quando accade, iniziano i problemi

In tutto il mondo, l’inizio del 2021 è stato pieno di sconvolgimenti soprattutto in politica. Anche sorprendenti, inaspettati, alcuni gravissimi. Il 6 gennaio una truppa nutrita di eversivi armati prende d’assalto Capitol Hill a Washington. Il tutto, in seguito alle proteste urlate a più riprese dall’ex Presidente Trump contro il risultato delle elezioni. L’1 febbraio l’esercito birmano prende il potere e il suo comandante si auto-dichiara capo del governo, contestando le elezioni vinte dalla Lega nazionale per la democrazia del premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi contro il partito sostenuto dai militari. Il giorno dopo Matteo Renzi, appena tornato dal suo prezzolato viaggio in Arabia Saudita, firma lo stop ad ogni trattativa per un governo Conte ter. Al premier uscente Giuseppe Conte succederà con ogni probabilità un governo tecnico a guida Mario Draghi, ex Presidente della BCE.

Tre eventi diversi ed eterogenei. Il primo causato da una presa di posizione del tycoon che, nella notte delle elezioni americane del 3 novembre, appena iniziato lo scrutinio che lo vedeva avanti, si affrettava a intestarsi la vittoria, salvo poi perdere. Quanto al secondo, è avvenuto in seguito a votazioni democratiche, vinte legalmente dal partito di Aung San Suu Kyi, risultato rifiutato dall’altro partito che, spalleggiato dall’esercito, ha le spalle “coperte” da una Costituzione che, di fatto, concede molto alle forze armate. L’ultimo, invece, meno grave, è frutto di manovre strettamente personalistiche.

E oggigiorno, diversamente dal passato quando non c’era l’eco dei social e di internet, i discorsi che sentiamo continuamente pronunciare dagli esponenti politici vanno esclusivamente in direzione dei loro interessi, a scapito di chi poi subisce le conseguenze delle loro azioni. Tra le parole più abusate figurano, ovviamente, “bene del Paese” e “cittadini”. Come se loro non ne facessero parte, come se non volessero colmare ma anzi allargare quel gap enorme esistente tra le persone e le istituzioni.

Non rimane altro che pensare che un tempo la politica agisse in nome della res publica e non in nome del dio Ego.

Articolo di Camilla Zucchi

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