Che prospettive si aprono ai giovani oggi in Italia?
Un tema spinoso e difficile è quello delle possibilità lavorative offerte alle nuove generazioni. Se fino ai primi anni Duemila una laurea o un diploma bastavano a garantire una vita soddisfacente, adesso non è più così. L’instabilità politica e la crisi economica perdurante dal 2008, cui ora si somma la pandemia, hanno aumentato del 60% il numero degli expat giovani, arrivati a 5 milioni. Il fenomeno è noto come “nuova emigrazione” e spesso investe diplomati e laureati in cerca di lavoro.
Si tratta di un problema di prim’ordine, cui si aggiunge la questione NEET, quella di ragazzi e ragazze che né studiano né lavorano e che in Italia raggiungono la cifra record europeo di due milioni. Come provare a trattenere, da una parte, giovani qualificati e a invogliare, dall’altra, coetanei in cerca di stimoli?
Sicuramente bisogna partire da una forte volontà politica, che sia focalizzata solo sulla faccenda. Le prospettive per i giovani diplomati e/o laureati, non possono fermarsi a stage sottopagati, dove, spesso, è più alto il costo dell’affitto di una casa che il guadagno. Di storie del genere, purtroppo, ce ne sono molte, forse troppe: basta fare un giro su LinkedIn. Le Università devono farsi promotrici e incubatrici di ricerca e occupazione, colmando il gap esistente tra la formazione e le aziende in cerca. Oggi non è così: gli Atenei sono i grandi assenti quando si tratta di studenti laureati in cerca di lavoro.
Quanto ai NEET, invece, sarebbe essenziale ripensare l’educazione professionale che segue le scuole secondarie di primo grado. L’obiettivo rimanga quello di evitare ad ogni costo la dispersione scolastica, magari investendo risorse anche su percorsi online, che si facciano attraenti e vicini alle sensibilità di quei giovani e giovanissimi che si isolano e rinunciano al loro futuro.
A dicembre 2020 sono andati perduti più di 100mila posti di lavoro: 99mila sono donne e la maggior parte sono a tempo determinato. Come sempre, la crisi colpisce le donne e i giovani. Questa è un’emergenza seria, che rischia di esplodere ad ogni livello sociale con la fine del blocco dei licenziamenti.
In un momento di emergenza mondiale, in cui necessariamente è tutto bloccato, vale la pena di impegnarci per il nostro Paese. E come fare? Riconsiderando la politica e, in particolare, le sue azioni sia a livello locale sia a livello nazionale.
Articolo di Camilla Zucchi