Passeggiando per New York con Holden
Lo ammetto, ho voluto porre le anatre nel titolo per attirare un po’ l’attenzione. Questo perché “Il giovane Holden” non è un romanzo facile da presentare. È uno di quelli in cui alcuni si rispecchiano, altri meno. È uno di quelli che ti strappa un sorriso amaro. Racconta di anatre, ma anche di crescita, di disillusione, di innocenza. Tutto nella cornice di New York, nei giorni che precedono il Natale (niente è lasciato al caso su questo magazine). Ma andiamo con ordine.
Brevi informazioni di servizio
“Il giovane Holden” è un romanzo dello scrittore americano J.D. Salinger, pubblicato per la prima volta il 16 luglio 1951. La trama in realtà è piuttosto semplice ed è narrata dallo stesso protagonista del romanzo, Holden Caulfield, un ragazzo di 17 anni che ci racconta «la roba da matti» che gli «è capitata sotto Natale».
Il linguaggio usato salta all’occhio fin dalle prime pagine: il protagonista non usa mezzi termini nel descrivere i suoi pensieri, ed è proprio attraverso questo linguaggio schietto che il lettore riesce a immedesimarcisi.
La storia narrata ha inizio con la decisione di Holden di lasciare la scuola dove alloggia, la Pencey Prep, con qualche giorno di anticipo rispetto alla pausa natalizia. Non potendo però ancora tornare a casa per paura che i genitori si arrabbino, il protagonista decide di passare qualche giorno a girovagare per le vie di New York.
La disillusione
Il titolo della prima edizione italiana del romanzo era “Vita da uomo”. Holden infatti è ancora un adolescente, ma si trova in quel momento della sua vita in cui si accorge che i valori in cui credeva sin da bambino non sono sempre facili da ritrovare nella realtà di tutti i giorni. Al protagonista piace sperimentare la vita degli adulti, frequentando i bar e alloggiando da solo negli hotel, ma allo stesso tempo la critica con uno sguardo sempre più disilluso. Nel suo girovagare per New York infatti, Holden si rende ben presto conto che la città non è altro che il teatro dell’ipocrisia e della falsificazione della vita adulta.
Sin dagli ultimi anni dell’800, New York aveva iniziato quel processo irreversibile che la porterà a diventare una vera e propria metropoli: la popolazione aumentò esponenzialmente e la sua potenza economica crebbe tantissimo. Insieme alla città anche la società stava cambiando. Holden è un ragazzo dotato di un senso critico fin troppo acuto per la sua età, e i suoi occhi non riescono ad evitare di vedere quello che non va nelle persone che incontra durante il suo viaggio: sono il riflesso di una società ormai corrotta dai soldi, dal consumismo, e dagli interessi personali.
A New York, ragazzi, capiscono solo i soldi. Non scherzo.
– Il giovane Holden, p. 82
Le anatre di Central Park
Nel caos urbano della metropoli, il luogo dove Holden cerca più volte rifugio è sicuramente Central Park, ovvero il luogo dove, non a caso, si recava spesso da bambino.
Ed eccoci arrivati alle anatre. In uno dei suoi giri in taxi, passando davanti al laghetto del parco, una domanda viene di colpo in mente a Holden: «[…] ha presente quelle anatre che ci sono lì, soprattutto in primavera? Lei per caso sa dov’è che vanno d’inverno?» chiede al secondo tassista a cui si rivolge, non avendo avuto una risposta esaustiva dal primo. Ma quello che il protagonista sembra veramente chiedere è: dove si va quando tutto cambia, quando le condizioni non sono più quelle di prima? Come si fa a diventare adulti senza perdersi? E la risposta del tassista non è esattamente ciò che Holden sperava di sentire: secondo l’uomo infatti, le anatre, così come i pesci, «se ne stanno dove sono».
“The Catcher in the Rye”
L’adattamento alle nuove circostanze sembra quindi essere l’unica via percorribile, ma non per Holden, che vuole continuare a preservare quei valori che il mondo degli adulti sembra aver dimenticato. «L’unica cosa» che gli «piacerebbe fare davvero» infatti, la spiega in uno dei capitoli finali della storia alla sorellina Phoebe, l’unico vero punto di riferimento per Holden e l’unica persona nella quale riesce ancora a trovare quell’innocenza tanto ricercata. Il protagonista vorrebbe diventare il “catcher in the rye” che dà il titolo all’edizione originale del libro.
[…] io mi immagino sempre tutti questi bambini che giocano a qualcosa in un grande campo di segale. Migliaia di bambini, e in giro non c’è nessun altro – nessuno di grande, intendo – tranne me, che me ne sto fermo sull’orlo di un precipizio pazzesco. Il mio compito è acchiapparli al volo se si avvicinano troppo
– Il giovane Holden, p. 203
Il suo sogno quindi, è quello di lasciare i bambini inconsapevoli di ciò che c’è al di là del burrone: non vuole che aprano gli occhi sulla realtà da lui stesso scoperta nel suo viaggio.
La copertina
A volte anche conoscere la storia dell’involucro esterno di un libro porta a comprendere meglio ciò che si cela dentro.
J.D. Salinger è rimasto famoso anche per essere stato uno scrittore piuttosto riservato, a cui non piaceva apparire in pubblico: rilasciò infatti pochissime interviste nella sua vita. E la storia della copertina del suo romanzo più famoso, sembra rispecchiare molto la sua personalità.
Dopo l’immediato successo che accolse il romanzo alla sua pubblicazione nel 1951, Salinger decise che in tutte le sue edizioni successive la copertina andasse ripulita: non sarebbe dovuta comparire nessuna immagine. L’intento dell’autore era quello di non distrarre il lettore dal contenuto del libro.
Ancora oggi, sulla copertina dell’edizione italiana del romanzo, non compare nessuna trama, nessuna biografia dell’autore, nessuna immagine. Solamente il titolo dell’opera e “J.D. Salinger” su uno sfondo bianco: per trovare i colori basta aprire il libro.
Articolo di Arianna Urgesi