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16 Dicembre 2020 / Innovazioni

Il monopolio di Amazon: come il nuovo approccio al consumo ha cambiato l’economia

Tutto quello che c’è da sapere prima di comprare i regali di Natale su Amazon

Guardavo alla Tv una pubblicità la cui sintesi potrebbe essere: perché ridursi all’ultimo giorno per comprare i regali di Natale? Ecco, perché? Perché, se la soluzione potrebbe essere Amazon? Almeno era questo quello che diceva lo spot.

Se siete fan della Winner-take-all Society, di una società in cui chi vince prende tutto, potreste non condividere quello che sto per scrivere, ma sappiate che anche voi ci siete dentro. L’economia capitalista vede contrapporsi in una battaglia non alla pari, pochi grandi gruppi contro il resto della società senza alcuna possibilità di rivincita.

Quando Jeff Bezos nel 1994 diede vita ad Amazon aveva un solo obiettivo: diventare grande subito. E così fece. Il potere monopolistico della sua compagnia è cresciuto molto velocemente, grazie anche allo smantellamento della concorrenza. L’abuso della posizione dominante è quello che molto spesso i governi contestano al colosso americano, il cui predominio ha distrutto negli anni interi settori economici.

ca. 2012 — Jeff Bezos — Image by © Michael Prince/Forbes Collection/Corbis Outline

Come Amazon ha approfittato della pandemia

Il dilemma Amazon quest’anno è stato riproposto più che mai a causa della crisi economica dovuta alla pandemia, che ha colpito le piccole imprese mentre il magnate delle spedizioni online continuava a crescere. Il problema non è che Amazon accumuli ricchezze, quanto piuttosto i metodi utilizzati per stanare i concorrenti.

Durante i primi mesi della pandemia, soffocato dagli ordini, il servizio di spedizioni Amazon ha subito dei rallentamenti rispetto a servizi concorrenti come Fedex e Ups. Tuttavia, fedele all’obiettivo di dominare i servizi logistici, Amazon ha eliminato la possibilità per i venditori terzi, che vendono i loro prodotti tramite la piattaforma, di utilizzare altri servizi di spedizione anche se più veloci. Inoltre, sembrerebbe che abbia aggiornato il suo algoritmo di ricerca penalizzando coloro i quali non utilizzano Amazon logistic per spedire i loro prodotti.

Dal momento che quando compriamo su internet non utilizziamo un motore di ricerca ma direttamente l’app di Amazon, chi vuole vendere online non può fare altrimenti. Ciò ha spinto Amazon ad aumentare le commissioni sulle vendite, che sono cresciute del doppio rispetto alle vendite complessive, rappresentando 60 miliardi del fatturato nel 2019.

I vantaggi di Amazon sull’economia tradizionale

Il settore delle spedizioni non è l’unico che ha subito l’impatto dell’ascesa di Amazon. Il primo e forse quello più duramente colpito rimane il settore dell’editoria. Quando Amazon fece la sua comparsa sul mercato dell’e-commerce, si occupava principalmente della vendita di libri. Il monopolio editoriale di Amazon, che è cresciuto anche con l’introduzione dell’e-book, si è esteso nel tempo non solo agli editori ma anche agli scrittori, che devono attenersi alle regole imposte su prezzi e pagamenti.

I sostenitori dell’ e-commerce sarebbero pronti a dare la colpa alle piccole case editrici e ai negozi fisici, che non si sono adattati allo sviluppo tecnologico. La realtà dei fatti è che Amazon possiede qualcosa che altri non hanno: l’accesso ai dati. Questa estate, la sottocommissione della magistratura della Camera statunitense sull’Antitrust ha intrapreso un’azione storica per il ripristino dei mercati aperti, identificando Amazon come potente monopolio. Secondo il verbale, attraverso tattiche anti-competitive, Amazon avrebbe utilizzato i dati di vendita dei venditori terzi per identificare e replicare i prodotti più venduti.

Il paradosso sta proprio nel fatto che quelli che sono i competitor di Amazon, a causa della mancanza di alternative, si trovano costretti a dover utilizzare i servizi offerti dalla piattaforma che è in grado di decodificare le loro strutture dei costi. A prova del fatto, lo stesso report dimostra che nel momento in cui Jeff Bezos decise di acquisire due diretti concorrenti, come Zappos e Quidsi, sapeva già della minaccia competitiva che rappresentava ancor prima di acquisirli.

Amazon crea lavoro?

Non bisogna dimenticare però, che oggi il colosso delle spedizioni dispone di 15 strutture operative sul territorio italiano, di cui 6 sono centri di distribuzione. L’ultimo in ordine di apertura è quello di Colleferro dove verranno creati 500 posti di lavoro in 3 anni. Ma sarà un numero sufficiente questo per riparare ai danni creati all’intero settore economico? “Secondo una ricerca condotta nel 2013 negli Stati Uniti, dall’Institute of Local Self Reliance, mentre i comuni negozi danno lavoro a 47 persone ogni 10 milioni di fatturato, Amazon impiega appena 10 persone per arrivare alla stessa cifra, avendo contribuito all’eliminazione di 27.000 posti di lavoro sul territorio statunitense nel 2013” (Andrew Keen, Internet non è la risposta). Per non parlare delle condizioni di lavoro e dei salari.

Lavoratrice in uno stabilimento Amazon – fonte: macitynet.it

La società del consumo

I benefici che l’avvento della piattaforma di Jeff Bezos hanno portato sono innegabili. Anche se si abita sulle montagne sperdute del Trentino, o in un paesino dell’entroterra siculo, è come se si avesse un centro commerciale sotto casa. O ancora meglio in casa, risparmiandoci la fatica di uscire.

Personalmente credo che, accanto ai risvolti economici, siano da considerare soprattutto quelli sociali. In fondo Amazon non è altro che lo specchio della società. Consumo dunque sono, direbbe Bauman. La velocità con cui permette gli acquisti ha sottratto il tempo alla riflessione. Nel momento in cui desideriamo un oggetto lo abbiamo già comprato senza pensare alla sua reale utilità. A frenarci non rimane nemmeno il costo, sempre più basso rispetto ai competitor.

Quando apriamo la sua app è come se strofinassimo la lampada di Aladino: tutto quello che vogliamo ci sarà dato. Ma forse non proprio tutto. Al contrario di quello che fa credere lo spot, non credo possa risolvere il mio ritardo cronico. Se ordinassi i regali da Amazon la notte di Natale anziché aspettare Babbo Natale mi ritroverei a dover aspettare il corriere.

Articolo di Mara D’Oria

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Riguardo Mara D'Oria

Chi mi conosce dice che sono buffa e maldestra. A chi non mi conosce appaio impostata e precisa. Non so ancora quale sia la vera me, probabilmente entrambe. Di poche cose sono realmente sicura: sono sempre positiva, amo il buon cibo, viaggiare, scrivere e mi appassiona la politica internazionale.

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