Fermiamo la violenza di genere anche nella vita di tutti i giorni
Dilaga l’incoerenza rispetto a quanto si dice sui social: a dimostrarlo sono le denunce di violenza e i femminicidi che ancora si registrano in Italia.
A tre settimane ormai dal 25 novembre, Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, i media continuano a raccontare di un fenomeno che sui social vede gli utenti prenderne sempre più le distanze, ma che nella vita reale provoca purtroppo ancora vittime su vittime.
Ecco una breve rassegna delle notizie di violenza riportate da ANSA proprio negli ultimi giorni del mese di Novembre. Durante le prime ore del 25, l’Italia si è svegliata con due casi di femminicidio: uno in Calabria e l’altro in Veneto. Nella notte tra il 25 e il 26, Giuseppe Forciniti (33 anni), avrebbe ucciso la compagna Aurelia Laurenti (32 anni). Il Gip del Tribunale di Pordenone ha convalidato l’arresto il 28 novembre. Lo scorso 30 novembre, un ventitreenne è stato fermato con l’accusa di aver violentato la cugina dodicenne. La violenza è stata scoperta dal pediatra della bambina, il quale ha confermato la gravidanza ad uno stadio avanzato. A queste se ne aggiungono molte altre che raccontano la conclusione di processi – con assoluzioni o condanne – iniziate proprio a causa di violenza e stupri.
Nonostante l’attività di sensibilizzazione promossa dal Ministero della Salute, dalle associazioni, dai cittadini e dagli utenti dei principali sui social-network non solo in occasione del 25 novembre, continuano a verificarsi questi episodi gravissimi… Quasi ad un ritmo costante. È facile imbattersi in post corredati da foto di scarpe rosse o mani e volti macchiati da colore rosso. Altrettanti sono i commenti lasciati dagli utenti.
/ Fonte: Instagram /
È possibile che gli autori di questi commenti siano gli stessi che, dopo essersi disconnessi, commettono atti di violenza?
Qualche tempo fa, forse, era plausibile sostenere che il target di età tra coloro che usavano i social e coloro che commettevano i reati di specie, fosse diverso. Oggi questa tesi non regge. Infatti, gli ultimi dati in merito mettono in luce che il 58% della popolazione italiana utilizza i social-network. Per esempio: il 49% degli utenti presenti su Instagram hanno un età compresa tra i 18 e i 34 anni, lo stesso si può dire degli utenti di Facebook, ai quali si aggiunge anche un’ampia fetta di fruitori più anziani, tra i 45 e i 64 anni. Sembrano rientrare in queste fasce di età gli autori degli ultimi casi di violenza.
Senza dimenticare che, spesso, le vittime vengono adescate sui social. Dunque, è bene stare in guardia, considerato che non sono pochi i casi di donne e ragazze che hanno conosciuto uomini sul web e poi alla prima occasione hanno subito violenza. Di certo, nessuna di loro avrebbe deciso di incontrare la persona, se questa si fosse rivelata per quello che era sin dalla prima chat. È quello che è successo per esempio quest’estate, in provincia di Bergamo, ad una ragazza. Solo lo scorso 27 novembre il suo carnefice è stato arrestato.
Non dobbiamo mai sottovalutare il fatto che una conversazione mediata da questi mezzi ha sempre dei filtri, cioè non gode della stessa spontaneità di un’amicizia nata dal vivo.
Perché continuano a verificarsi questi reati se la community sui social porta avanti ideali quali il rispetto e la non violenza?
Sembra di vivere in due mondi paralleli, quello pacifista dei social e quello violento della vita reale. Probabilmente ciò accade perché non tutti intendono il proprio account come una proiezione di sé stessi nell’internet delle cose.
Ad alimentare questo fenomeno sono anche le donne: ne è un esempio il caso virale di Emily Angelillo. La donna è stata presa di mira per il suo tutorial su “come fare la spesa sexy”. L’opinione pubblica si è scagliata contro di lei, senza pensare che si trattava di un copione a cui, in quanto professionista, doveva attenersi. Purtroppo queste evidenze non serviranno a prevenire futuri atti di violenza. Possono essere, però, spunto di riflessione per il pubblico femminile.

L’abito non fa il monaco e il profilo social non fa la persona.
Invito chiunque stia subendo violenza, a contattare il telefono rosa al 1522. Siamo consapevoli quanto sia facile fare un appello simile, e che sia invece frustrante sentirsi continuamente esortare a denunciare… Pensate però anche a quanto sia ingiusto vivere con il peso di un segreto che non deve essere protetto.