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25 Novembre 2020 / Uncategorized

Caro Zerocalcare, TVB

Aaaah l’estate: il sole, la spiaggia, la spensieratezza, gli esami, le sudate, le insolazio…ah no, aspetta. Ora ricordo. Preferisco l’inverno e i maglioni infeltriti. E i calzini fino al ginocchio. E poi vuoi mettere quell’aria fredda che al mattino ti entra dalla finestra e ti traumatizza, obbligandoti a svegliarti una volta per tutte? Senza di quella non saprei come iniziare la giornata.

Beh però devo dire che quest’ultima estate non è stata poi così male. Ci sono stati dei momenti particolarmente illuminati e illuminanti. Tipo quel giorno in cui ho imparato a tagliare un mango grazie a un video su youtube (avvertenza: nel mezzo c’è un nocciolo eNoRmE). O tipo quella sera in cui su Instagram, durante l’usuale scroll pre-dormita che in realtà il sonno te lo uccide, mi è capitato di vedere uno dei tuoi video sulla quarantena, caro Zerocalcare. Credo fosse Giugno, e non so se fosse lo sfondo-omaggio a Twin Peaks, il vomito di parole che narrava le storie o l’acuto umorismo nel narrare vicissitudini giornaliere, tant’è che me li sono visti praticamente tutti in una serata (più notte forse). Ho ancora adesso in testa la sigla di Giancane. Perché questi video io li abbia scoperti a Giugno e non durante la quarantena? Ah boh, vallo a capire.

Tra l’altro sono sicura che i fan che ti seguono da anni in questo momento stiano scuotendo la testa e pensando: “Eccola, n’altra che l’ha scoperto attraverso l’ondata di popolarità sui social e ora vorrebbe fare la fan accanita”. Lo so ragazzi, ci sono stata anche io dall’altra parte di questa disputa eterna, ma che vi posso dire: non tutto il coviddi vien per nuocere.

Sia chiaro, caro Calcare: sapevo già chi fossi eh, dopotutto i tuoi fumetti sono in circolazione dal 2011, e ti avevo sentito nominare più volte sui giornali e intravisto qualche volta in televisione. Ti avevo anche già inserito nell’angolo della mia mente in cui sono presenti gli autori che “prima o poi vorrei leggere”. Però non mi ero mai decisa a comprare un tuo fumetto, mannaggiamme. Quando l’ho finalmente fatto, ho pensato bene di comprare il tuo primo libro, La profezia dell’armadillo. Buona la prima. Dopo di quello ne ho letti altri, che hanno accompagnato e alleviato questa mia estate twenty-twenty.

Ora, non sono qui per fare recensioni, quelle se ne possono trovare già abbastanza su internet. Vorrei piuttosto portare un punto di vista più personale a questo articolo. Vorrei spiegarti perché mi stai simpatico, caro Zero:

  • Prima di tutto: il nome. Alla domanda dei giornalisti bramosi di comprendere quale intellettuale significato si potesse nascondere dietro al tuo nome d’arte, hai spiegato più volte di averlo inventato quando stavi cercando un nome per intervenire in una discussione online e ti è venuta l’idea sentendo il jingle di una pubblicità di un prodotto contro il calcare. Il puro nonsense pubblicitario. Niente di meglio.
  • I tuoi fumetti sono il giusto connubio di autoironia e self-deprecation. Sì perché si sa che più uno è specifico nel parlare di fatti ed esperienze personali, più la gente ci si rispecchia. Dopotutto si può facilmente empatizzare con i tuoi tormenti interiori.
  • Hai confessato più volte il tuo amore per Grey’s Anatomy. Non ho bisogno di argomentare.
  • La notte è il tuo regno. So che se mettessimo insieme la nostra forza, derivante dalle ore di sonno perse, noi night owls riusciremmo ad abbattere la lobby dei diurni e creare un fuso orario tutto nostro: stiamo aspettando solo un tuo segnale Calca’.
  • Dopo aver letto i tuoi libri posso candidarmi come prossima admin della pagina Rome is More. Anzi in realtà non ho capito perché non mi abbiano ancora contattato, mortacciloro.
  • A tutto questo aggiungi anche una manciata di impegno politico, che, diciamoci la verità, non fa mai male.

So che da poco è uscito un tuo nuovo libro, Scheletri, e che questa volta ti sei buttato sul noir. Dopotutto ti piace cambiare generi: da libri più personali (Dimentica il mio nome, La profezia dell’armadillo,…) si arriva a storie di invasioni zombie (Dodici) passando per “nonreportage” (come li definisci tu) di viaggi (Kobane Calling), e tanto altro.

In ogni caso io continuerò a leggerti e sogghignare, perché come disse un saggio commentatore sotto una delle strisce del tuo blog, “fa ride perché è vero”.

Aò Calca’ se semo capiti. Te vojo bene.

Articolo di Arianna Urgesi

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