Erano le regole, non io, ad essere sbagliate
Essere un personaggio di fantasia non è semplice come sembra. Coesistere con draghi sputa fuoco e morti dagli occhi blu il cui scopo è quello di farti fuori deve essere impegnativo. In particolare se questo scopo è condiviso anche da qualcuno che gli occhi li ha ancora del proprio colore. Ancora di più, se sei una giovane donna che non vuole adeguarsi alle regole che le vengono imposte in un universo coniugato prevalentemente al maschile. Questa descrizione vi fa pensare a qualcuno? Se no, avete una grossa lacuna televisiva. Se sì, allora già sapete che oggi si parla di Arya Stark.
Giovane combattente
Arya è la terzogenita di Eddard Stark e Catelyn Tully. Prima di lei ci sono il primogenito Robb e la futura principessa perfetta Sansa; dopo i piccoli Bran e Rickon. La famiglia è completata da Jon, figlio di Eddard e di una donna non meglio identificata (no spoiler); Stark ma non Stark, in quanto bastardo di Grande Inverno è meglio conosciuto come Jon Snow. La famiglia di Arya non è una qualsiasi a Westeros: si tratta infatti della casata più importante del Nord, di cui sono protettori. Arya riceve quindi un’educazione ed è destinata a sposare un uomo importante. Non bisogna però attendere il secondo episodio di Game of Thrones per capire che, a differenza di sua sorella, il futuro prospettato per lei le sta alquanto stretto.

Arya ha un carattere forte, è decisa e determinata. Odia il ricamo e le buone maniere, si ribella alle regole e preferisce una spada alle bambole. È una combattente nata e chi la conosce lo sa. Proprio per questo Jon, palesemente il suo preferito in famiglia, le regala una spada, Ago, dalla quale Arya si separerà solo contro la sua volontà nel corso della serie, e sempre in maniera non definitiva. Anche suo padre è ben consapevole dell’indole della figlia: le fa prendere lezioni da un maestro di scherma, Syrio Forel, che le insegna le prime basi del combattimento e più di una lezione di vita. Syrio morirà proprio per salvare Arya dalle guardie reali Lannister, le prime ma non uniche a cercare di ucciderla nel corso di Game of Thrones, ma lo farà non prima di concederle un vero e proprio mantra.
Cosa diciamo al Dio della Morte?
– Non oggi.
Arya Stark diventa grande in fretta. Matura lo è sempre stata, ma adulta lo diventa il giorno in cui suo padre, vittima di una congiura, viene giustiziato davanti a tutta Approdo del Re. È in quel momento che comincia la sua avventura, il viaggio che la porterà più o meno in ogni punto di Westeros, il continente immaginario in cui è ambientato Game of Thrones.
Un lungo viaggio
I suoi primi spostamenti avvengono in incognito: le vengono tagliati i capelli ed è costretta per un po’ a fingersi un maschio. Ciò fino a quando Tywin Lannister, capo della famiglia che più odia al mondo, non la scopre e la prende fra la sua servitù. Da qui riesce a fuggire solo grazie a Jaqen H’ghar, che lei ancora non sa essere un Uomo Senza Volto. Il suo viaggio riprende, insieme ai suoi amici Frittella e Gendry, figlio illegittimo del defunto Re Robert Baratheon.
Non sono pochi i luoghi in cui Arya si ritrova durante le otto stagioni di Game of Thrones. Ripartiti da Harrenhal, Arya e i suoi compagni di viaggio incontrano la Fratellanza senza vessilli. È un gruppo che alla giovane Stark non va troppo a genio e dal quale infatti scappa alla prima occasione disponibile. Ma Sandor Clegane, nome d’arte Mastino, uomo non proprio di compagnia nonché inserito nella lista nera di Arya (per aver ucciso un suo amico per conto dell’altrettanto poco simpatico Joffrey Baratheon) la cattura e la porta con sé. Arya è infatti preziosa: gli Stark pagherebbero qualunque cifra per riaverla e vendergliela è proprio l’intenzione del Mastino.

Ma non è poi tanto male come idea: uno degli obiettivi primari di Arya Stark è proprio quello di ricongiungersi alla sua famiglia. Per riuscirci ci vorranno un bel po’ di stagioni, perché i suoi piani – e in questo il mondo di Arya non ha nulla di diverso da quello reale – non sempre vanno come vorrebbe. E per più di uno Stark sarà troppo tardi.
Momento esemplificativo: Arya arriva insieme al Mastino nelle Terre dei Fiumi, dove sua madre e suo fratello stanno partecipando a un matrimonio. Neanche il tempo di scendere da cavallo, si ritrova davanti non ad una semplice cerimonia, ma a quelle che saranno conosciute di lì in avanti come le Nozze Rosse. Catelyn, Robb e tutti gli altri filo-Stark presenti perdono la vita, traditi da chi credevano amico. Arya perde sua madre e suo fratello maggiore, ritrovandosi ancora più sola. Il suo viaggio non è ancora finito.
Nessuno
Il Mastino considera ancora Arya una fonte inesauribile di denaro. I due fanno dietrofront e si dirigono quindi verso la Valle, dove zia Lysa dovrebbe essere disposta a sborsare per la nipote un bel po’ di soldoni. Ma indovinate un po’? Non c’è neanche la possibilità di fare i convenevoli, perché zia Lysa è appena morta. Ma il tempo per Arya di essere merce da riscatto finisce di lì a poco: approfittando di un duello fra il Mastino e Brienne di Tarth, scappa e si dirige verso il porto, dove sale su una nave che la porterà a Braavos.
È proprio qui che avviene, o meglio dovrebbe avvenire, il passaggio da Arya Stark a Nessuno. A Braavos infatti si trova la Casa del Bianco e del Nero, luogo mistico dove si addestrano gli Uomini (Assassini) Senza Volto. Jaqen H’ghar, che l’aveva salvata qualche anno prima, le fa da mentore nel processo che dovrebbe portarla a diventare Nessuno, a perdere la propria identità per potersi appropriare di quelle altrui. Ma il temperamento di Arya le rende difficile sottostare agli ordini, soprattutto quando li ritiene sbagliati.
Il suo addestramento comincia piuttosto bene, finché non le impongono di uccidere persone che non ritiene malvagie. Il problema di Arya non è togliere la vita a qualcuno: in un mondo come quello in cui vive, è pane quotidiano. Ma proprio non riesce a uccidere chi non se lo merita.

Arya comincia quindi a ribellarsi e ciò le costa la vista, che le viene tolta come punizione per i suoi comportamenti. Ma una ragazza che è sopravvissuta alla solitudine, alla violenza e alla perdita di chi le era più caro al mondo, non si arrende facilmente. Impara a difendersi e ad attaccare in un mondo totalmente nero, e dopo aver riacquistato la vista, riesce ad uccidere uno degli Uomini Senza Volto, un’altra delle persone che la preferiscono morta, proprio utilizzando le sue abilità al buio. Ma quando il suo percorso nella Casa del Bianco e del Nero giunge al termine e lei è pronta a lasciare definitivamente la sua identità per assumerne infinite, Arya decide di restare Arya.
Una ragazza è Arya Stark di Grande Inverno. E sto tornando a casa.
La lista nera
La prima cosa che Arya fa di ritorno da Braavos, è andare dritta verso le Terre dei Fiumi per uccidere Walder Frey e tutta la sua famiglia, responsabili delle Nozze Rosse. Il capostipite della famiglia Frey aveva infatti un posto in prima fila nella sua “lista nera“. Ogni notte, prima di dormire, Arya sussurra i nomi delle persone che dovrà uccidere per vendicare i torti subiti da lei e dai suoi cari. Cersei Lannister e il suo adorato figlio Joffrey, il Mastino, la Montagna, Melisandre sono solo alcuni dei nomi dell’elenco. Arya non ucciderà personalmente tutti ma, guarda coincidenza, nessuno di loro sopravviverà abbastanza da vedere realizzato il nuovo ordine a Westeros dopo la mattanza dell’ultima stagione. Allerta spoiler: Arya invece sì.
Ma i traumi vissuti non scalfiscono totalmente il lato umano di Arya. È una ragazza pragmatica, non vive di sentimentalismi e di speranze, sa che in un mondo come il suo non si va avanti solo credendo nella buona volontà del prossimo. Eppure, in questo universo che è tutta un’insidia, riesce ad instaurare legami, a volte anche inaspettati.
Il nome del Mastino
È questo il caso del Mastino. Nella prima stagione di Game of Thrones il Mastino uccide senza pietà un amico di Arya; nelle stagioni successive la porta con sé solo per poterla rivendere alla sua famiglia. Eppure, quello fra Arya Stark e il Mastino è a suo modo uno dei rapporti più profondi della serie. Cominciata non nel migliore dei modi, la relazione fra i due assume nel tempo una piega diversa.

Sandor Clegane è praticamente l’unica costante di Arya per buona parte della sua adolescenza. In un modo non poco contorto sono l’unica compagnia l’uno per l’altra, si proteggono a vicenda e combattono insieme. Il Mastino parla ad Arya dell’origine delle sue cicatrici sul volto, in quella che è la prima espressione di umanità di un personaggio bestiale fin dal primo episodio. Clegane ascolta ogni notte Arya sussurrare la sua lista nera, e sente il suo nome fra quelli che vuole eliminare dalla faccia della Terra. La conosce, sa che vuole e può farlo davvero. Eppure, quando alla fine del loro viaggio insieme il Mastino è a terra agonizzante e Arya può trafiggerlo mortalmente, la giovane Stark lo lascia lì, vivo.
Scoprirà il destino del suo compagno di avventure solo nell’ultima stagione. Entrambi combattono contro gli Estranei e successivamente, durante la battaglia ad Approdo del Re, entrambi vogliono vedere La Montagna (aka Gregor Clegane) morta. Sandor riesce a convincere Arya del fatto che non sarebbe mai riuscita a uscire indenne dal confronto con suo fratello, andando egli stesso incontro alla morte. Le permette di continuare a vivere, come lei aveva lasciato vivere lui. La protegge. In un mondo contorto e paradossale come quello di Game of Thrones, la si può considerare una chiara dimostrazione d’affetto.
Il rapporto con Nymeria…
Oltre alla sua famiglia, e al rapporto sui generis instaurato con il Mastino, due personaggi occupano un posto particolare nel cuore di Arya.
Durante l’episodio pilota vengono trovati a Grande Inverno sei cuccioli di meta-lupo, uno per ogni giovane di Casa Stark, Jon compreso. Il meta-lupo è il simbolo della Casata, un animale forte, sicuro e austero proprio come i membri della famiglia, abituati al freddo delle terre del Nord. Arya battezza il suo cucciolo Nymeria, come la regina guerriera di Dorne che tanto ammira. Quello fra i giovani Stark e i rispettivi meta-lupi è un rapporto simbiotico: solo loro riescono a controllare animali così selvaggi nati per la vita in branco.
Nymeria sarà però il primo addio che Arya dovrà pronunciare: sarà la stessa Arya a farla fuggire, dopo il morso a Joffrey Baratheon, sapendo che sarebbe andata incontro ad una fine peggiore restando con lei. Si incontrano di nuovo al ritorno di Arya, ormai donna, a Grande Inverno: entrambe cresciute e cambiate, si riconoscono fra i boschi e si guardano intensamente. Arya invita Nymeria ad andare con lei, per poi prendere ognuna la propria strada. Nymeria non è addomesticata, è cresciuta in modo selvaggio, un po’ come la sua padrona. Ma pur distanti, la loro simbiosi è perenne.
…e quello con Gendry
Un affetto di tipo diverso lega invece Arya a Gendry. I due si conoscono durante la seconda stagione: partiti in gruppo da Approdo del Re verso la Barriera, lui è il primo a rendersi conto del fatto che Arya sia una ragazza. Parliamoci chiaro: il feeling è evidente dal primo istante e fra i due si instaura subito un legame molto profondo. Separarsi da Gendry è un dolore per Arya, che infatti inserisce Melisandre, rea di averlo portato via, nel suo elenco di persone da uccidere. Quando si rincontrano, nell’ultima stagione, il tempo che li ha divisi sembra non aver scalfito il loro feeling. Ed è proprio con Gendry che Arya decide di perdere la sua verginità, la notte prima della battaglia di Grande Inverno.

Il ritorno a casa
Arya riesce a realizzare il tanto agognato rientro a casa solo durante la settima stagione. Le cose non sono facili: Grande Inverno non è quello di una volta, e nemmeno lei. I dissapori della prima stagione con la sorella Sansa tornano alla velocità della luce e per un attimo sembra che le cose si mettano davvero male fra loro. Eppure, anche stavolta come nella vita vera, i litigi fra sorelle si azzerano quando qualcuno si mette contro la famiglia.
Tornati al Nord tutti i membri rimasti di Casa Stark, insieme praticamente a quasi tutti i personaggi ancora in vita di Game of Thrones, comincia la battaglia di Grande Inverno. Obiettivo: far fuori il Re della Notte, gli Estranei e tutti i non morti riportati in vita da loro, fra i quali spicca un bellissimo esemplare di drago adulto. Insomma, tutti quelli che sono tornati dall’Oltretomba per conquistare il mondo e renderlo di ghiaccio.
La battaglia, come previsto, non è semplice e proprio quando sembra che le cose si stiano mettendo davvero male, è il contributo di Arya a salvare la situazione. Ha infatti imparato, grazie agli insegnamenti ricevuti, a muoversi in modo veloce e silenzioso e questo è un vantaggio non indifferente. Non è Jon, né Jaime, né Daenerys a uccidere il Re della Notte: è Arya, che si è allenata a combattere fin dal primo episodio della serie senza immaginare che il suo sforzo avrebbe salvato il mondo dei vivi.

L’umanità di un personaggio attuale
Ciò che sorprende e affascina di Arya Stark è quanto il suo personaggio, vissuto in un contesto medioevale in cui la magia esiste e i morti riaprono i loro occhi colorati di azzurro, sia in realtà una porta sulla nostra realtà. Arya è una giovane che cresce in un contesto avverso, è una donna che non si lascia calpestare da una società che la vorrebbe diversa, è la rappresentazione del fatto che possiamo essere chi vogliamo essere.
La prima volta di Arya Stark ha scatenato un vero e proprio dibattito fra i fan di Game of Thrones. Paradossalmente, in una serie TV che ha mostrato scene di incesti, stupri, parricidi, assassinii e violenze di ogni genere, ciò che ha scandalizzato l’opinione pubblica è stata la perdita di verginità consenziente di una giovane donna. Ancora una volta, il personaggio di Arya è drammaticamente attuale: rappresenta la voglia di conoscere e di sperimentare propria di ogni giovane, e allo stesso tempo riflette l’ipocrisia di chi questa voglia non riesce ad accettarla.
Ma non è certo la sua prima volta a segnare il passaggio di Arya all’età adulta. Perdere la sua famiglia, cavarsela da sola, uccidere: è questo a farla crescere davvero. Il primo omicidio è forse il vero e proprio giro di boa. Arya, praticamente ancora una bambina, perde in quel contesto la sua innocenza. Uccide per vendicare la sua famiglia, uccide per salvarsi la pelle, ma uccide. E le sue azioni svelano un altro lato della sua e della nostra realtà, entrambe marce. Arya si trasforma, adeguandosi a delle dinamiche sbagliate per sopravvivere; noi la guardiamo e non ci scandalizziamo, non voltiamo lo sguardo, accettando le dinamiche sbagliate del nostro mondo.
Lo sviluppo di Arya è quello di una bambina che diventa donna in un mondo che non sempre gira nel modo giusto, e che proprio per questo non ha nulla di diverso dal nostro. Ma in un mondo fatto di violenza, di paura e di solitudine Arya riesce a crescere, a diventare una giovane forte e sicura di sé, una vera e propria combattente. È dal primo episodio della prima stagione che gli spettatori sanno che Arya non è una lady qualunque. Nell’ultima stagione, quando Gendry le chiede di diventarlo sposandolo, lei rifiuta. Arya vuole essere se stessa, non quello che la società le impone. La sua curiosità la porta a prendere una nave nel finale di serie, per scoprire il mondo oltre le terre conosciute. Dei tanti personaggi di Game of Thrones, solo a lei sarebbe potuto toccare un futuro simile.
Arya non teme l’ignoto perché a partire dalla morte di suo padre lo ha sempre affrontato. Sa che per ottenere qualcosa deve guadagnarselo, che nessuno le regala nulla. Nel corso di un viaggio lungo otto stagioni, non perde la sua identità neanche quando la addestrano proprio a questo scopo. E proprio per questo Arya Stark è fonte di ispirazione, perché in un mondo dominato dall’arroganza, dal denaro e dal potere lei riesce a mantenersi fedele alla sua più profonda natura. Sfida le sue paure ancora prima di sfidare i suoi nemici, e ne esce vincitrice. Perché, come le piace ricordare:
La paura uccide più della spada.
Articolo di Martina Mastellone