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11 Settembre 2020 / Politica

La Dottrina Monroe è viva? Stati Uniti e America Latina

La Dottrina Monroe formalizzò nel 1823 due pilastri dell’ideologia politica statunitense. Da una parte la radicale differenza tra Stati Uniti ed Europa (al tempo monarchica e illiberale); dall’altra il principio spesso riassunto in “America agli americani”, che prefigurava il protagonismo esclusivo degli Stati Uniti all’interno dell’emisfero.

James Monroe – Quinto presidente USA (1817 – 1825)
http://www.americanheritage1.com/presidents/james-monroe.htm

Differenze tra Sud e Nord

Nonostante la Dottrina Monroe propagandasse un’idea di unità interamericana, gli osservatori e diplomatici statunitensi continuarono a percepire le “repubbliche sorelle” del sud come radicalmente differenti.

L’America Latina è rimasta finora una realtà cattolica, la terra con la maggior percentuale di cattolici a livello globale (90%). Il fattore religioso allontanava culturalmente le due realtà dell’emisfero, poiché la colonizzazione del nord era avvenuta secoli prima sulla base del principio di libertà religiosa.

Economicamente, gli Stati latinoamericani mantenevano rapporti con Spagna e Inghilterra. L’Europa era considerata madre o sorella maggiore piuttosto che estraneo pericoloso. Un Presidente argentino, Peña, lo aveva ribadito chiaramente rispondendo in modo ostile ai principi della Dottrina Monroe.

Non possiamo dimenticare che in Europa c’è la Spagna, nostra madre, c’è la Francia, nostra sorella, c’è l’Italia, nostra amica, che si rallegrano dei nostri successi. Piuttosto di America agli americani, io proclamo America all’umanità.

L’eccezionalismo statunitense

Se l’attuale primato statunitense giustifica l’importanza della Dottrina Monroe, è interessante interrogarsi sul valore dei principi della dottrina nel corso del XIX secolo, quando si celebrava un’unità americana esistente più nella teoria che nella sostanza.

La Dottrina Monroe non divenne da subito prassi politica. Ciò che le assicurò un posto nel pantheon ideologico statunitense fu la celebrazione dell‘identità del Paese settentrionale. Un’identità basata sull’eccezionalità di una nazione che percepiva se stessa come radicalmente diversa rispetto a qualsiasi altro Stato.

Convenzionalmente, il 1903 segna il momento in cui i principi della Dottrina Monroe cominciarono ad essere adottati anche nella pratica. L’occasione fu la crisi venezuelana. Al rifiuto del Paese caraibico di pagare i debiti verso l’Europa, Italia, Germania e Gran Bretagna rivolsero le cannoniere contro i porti venezuelani. L’intervento congiunto minacciò l’obiettivo della Dottrina Monroe: l’esclusione dell’Europa dal teatro americano.

L’allora Presidente Roosevelt sintetizzò in un corollario quello che sarebbe divenuto un importante principio di intervento, proprio sulla base della Dottrina Monroe.

Ogni Paese che si autodetermini in modo positivo potrà contare sull’amicizia degli Stati Uniti. Se una nazione mostra di agire con efficienza nei propri affari politici e sociali, mantenendo in ordine i conti e pagando i debiti, non dovrà temere alcuna interferenza da parte degli Stati Uniti. Il disordine cronico, richiede invece l’intervento di una nazione civilizzata, e, nell’emisfero occidentale, l’adesione degli Stati Uniti alla Dottrina Monroe potrebbe obbligare gli Stati Uniti, anche se riluttanti, a intervenire come una polizia internazionale.

Vignetta della rivista Puck. Germania, Italia e Inghilterra, rappresentate in forma animale, arrivano sulla costa venezuelana e osservano la trappola della “Dottrina Monroe”

L’America Latina sullo sfondo

Seppur spesso contestata come strumento imperialista, la Dottrina Monroe ricevette qualche consenso anche al sud. Il vantaggio principale era offerto da un impero disposto ad assorbire le esportazioni di materie prime latinoamericane.

La Pax Americana cominciò a vacillare durante la Guerra Fredda, quando la competizione con la seconda superpotenza portò gli Stati Uniti a intervenire al di fuori del teatro americano. I confini emisferici della Dottrina Monroe divennero globali, nel tentativo di difendere ovunque il sistema liberale.

Gli eventi del nuovo secolo non hanno ridimensionato l’attenzione statunitense. Terminata la Guerra Fredda, le repubbliche latinoamericane avevano accettato i principi liberali del bando vincitore, aspettandosi però un rinnovato interesse verso sud, magari nella forma di un trattato interamericano di libero scambio.

L’evento dell’11 settembre e l’attenzione statunitense al di fuori dell’emisfero, tuttavia, hanno raffreddato la cooperazione interamericana. Gli Stati Uniti hanno rivolto la propria attenzione solo verso gli immediati vicini, Colombia e Messico, per esigenze di sicurezza e immigrazione.

Il protagonismo latinoamericano

Il disinteresse statunitense ha favorito l’affermazione in America Latina di progetti radicali, populisti e anti-statunitensi. È tornato in voga il termine imperialismo per descrivere e reinterpretare la storia della potenza settentrionale. Fidel Castro portava storicamente la bandiera in questa narrazione, desiderando da tempo unire il fronte latino contro il nord.

Le risorse per il progetto politico sono arrivate dal petrolio venezuelano. Il prezzo della materia prima, in rialzo nel 2000, ha permesso al Venezuela di presentarsi come hub latinoamericano, capace di assorbire le esportazioni della regione, in particolare dei Caraibi, sostituendosi agli Stati Uniti. La partecipazione del Venezuela all’OPEC, organismo che raccoglie i maggiori produttori di petrolio, ha facilitato globalmente la mobilitazione ideologica anti-statunitense.

Dopo un decennio, con il prezzo del petrolio di nuovo al ribasso, il Venezuela ha perso la propria capacità di intervento, assestandosi sulla difensiva chiamando in soccorso i principali rivali statunitensi, Cina e Russia. Questa alleanza ha portato nel continente americano attori extra-emisferici, in aperta violazione dei principi della Dottrina Monroe. La Russia si è proposta da allora come rivenditore di armi, la Cina ha minacciato da vicino gli Stati latinoamericani che riconoscevano Taiwan, lo storico rivale, riuscendo a convertirli alla causa per fede o per convenienza. Il Paraguay rimane oggi l’unico Paese della regione a riconoscere Taiwan, rinunciando ai rapporti diplomatici e commerciali con la Cina.

L’ex presidente Chàvez offre a Putin una copia della spada di Bolivar, frequente dono agli alleati più importanti del paese caraibico
https://washington.cbslocal.com/2013/08/02/schieffer-putin-now-has-adopted-a-hugo-chavez-mentality/

Il confronto cinese

Nonostante il fallimento dell’ambizione venezuelana, il protagonismo cinese in America Latina solleva dubbi sullo stato di salute della Dottrina Monroe.

Il segretario di Stato Mike Pompeo ha rivendicato il ruolo della Dottrina Monroe, affermando che sarebbe ancora “in vita e in salute”, e che “quello occidentale è il nostro emisfero”. La posizione è condivisa trasversalmente da democratici e repubblicani, ma non mancano i dati preoccupanti.

L’ultima sfida tra Stati Uniti e Cina nell’emisfero americano, riguarda l’ammontare dei fondi stanziati per combattere l’emergenza Covid-19.

L’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale ha stanziato 1,2 miliardi di dollari per combattere il Covid-19, solo 120 milioni dei quali sono stati destinati all’America Latina. La Colombia, principale alleato di Washington, si è aggiudicata la fetta maggiore, 20,2 milioni, ricevendo comunque meno della metà dell’Italia (50 milioni), dell’Etiopia (43 milioni), della Nigeria (41,3 milioni), o del Bangladesh (43,1 milioni).

Al contrario, Pechino ha inviato nella regione aiuti per un totale di 680 milioni, quintuplicando lo sforzo statunitense. Gli aiuti cinesi si aggiungono ai 137 miliardi di dollari già stanziati da Pechino nell’emisfero, nell’ambito di altri progetti di cooperazione.

Vertice Cina-Ven (2014), per la cooperazione sino-venezuelana in materia petrolifera
https://www.ibtimes.com/chinese-president-xi-jinping-brings-billions-visit-latin-america-1635626

Sviluppi possibili

Un’eventuale vittoria dei democratici alle prossime presidenziali riporterà in vita la Dottrina Monroe anche nella sostanza? Probabilmente no. Il disinteresse nei confronti dell’area latinoamericana precede di molto la presidenza Trump. Il braccio di ferro tra Stati Uniti e Cina avviene principalmente in altri teatri, come nel Mare del Sud cinese.

La questione venezuelana continuerà ad essere un punto caldo anche nei prossimi anni, ma un’eventuale presidenza dem difficilmente si scosterà dalla linea di Trump. L’aumento progressivo della pressione sul regime di Maduro rimane la via più praticabile. Sia repubblicani che democratici escludono l’intervento diretto, non solo per una ripercussione negativa sull’immagine statunitense, ma soprattutto per l’unione militare stretta attorno a Maduro, che trasformerebbe un intervento diretto in un bagno di sangue, o addirittura in un nuovo Vietnam.

La presenza cinese in America Latina, in aperta violazione della Dottrina Monroe, è un fatto rilevante, ma per la potenza del nord rappresenta un disturbo più che una grave minaccia alla propria egemonia. Il teatro chiave resta lontano dall’emisfero di Monroe.

Articolo di Luca Totaro

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