Nelle home dei vostri social, negli ultimi giorni avrete notato tantissimi cantanti, manager, tecnici e professionisti del settore musicale pubblicare una foto con scritto #iolavoroconlamusica, proponendo un’iniziativa che il 21 Giugno ci lascerà #senzamusica. Andiamo a scoprire insieme di cosa si tratta.
Fare rete è sempre la mossa giusta. In qualsiasi realtà, creare reticoli umani e sociali è l’unica certezza in mezzo a montagne di limiti impossibili. Dal momento peggiore per l’industria musicale italiana, tanti “addetti ai lavori” dello spettacolo sono ripartiti proprio così: facendo rete. Il primo settore che ha chiuso i battenti a causa del COVID-19 è stato infatti quello dello spettacolo e probabilmente sarà l’ultimo a riaprire sul serio… Insomma, a tornare come ce lo ricordiamo noi. Oltre alla pandemia e alle difficoltà economiche che noi tutti abbiamo affrontato, per questa categoria di lavoratori sono emersi dei problemi strutturali rispetto alle tutele, ai diritti e ai finanziamenti destinati alla sopravvivenza e poi alla ripresa di tutte le attività.
In particolare, il settore musicale ha visto una brusca frenata di tutta la parte dei live – quella che portava nelle tasche della categoria gli incassi più sostanziosi. Sono in questa situazione di incertezza i locali, i promoter, i booking, le etichette, gli artisti, i tecnici, i fotografi, i baristi dei locali… Quindi è diventata impellente l’esigenza non solo di alzare la voce ma di creare nuove soluzioni.

La musica che gira
Qualche settimana fa è nata La musica che gira, un’iniziativa di coordinamento tra lavoratori, artisti, imprenditori e professionisti della musica e dello spettacolo per chiedere insieme un confronto con la task force del governo. La crisi non è solo economica, anzi, una ricaduta nel lungo periodo potrebbe essere disastrosa in termini socioculturali. Le richieste principali riguardano: un accesso agli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori del settore, il supporto delle attività imprenditoriali, una riforma definitiva della legislazione vigente in materia e l’incentivazione di investimenti green su tecnologia e innovazione.
Per esempio è di questi giorni la notizia di chiusura del Circolo Ohibò di Milano, un piccolo palco che ha ospitato tantissimi artisti indipendenti nazionali e non. La crisi ha colpito forte e le realtà meno grandi purtroppo, senza stimoli verso una ripresa sono costrette a fermarsi. L’obiettivo ultimo di questa rete è proprio quello di far riconoscere come importante e non solo “divertente” il lavoro di tantissime persone: quindi, essere anche giustamente retribuiti e tutelati come accade in qualsiasi altra professione. Il problema più grande sta proprio nel fatto che di legislazione ad hoc per la categoria dei lavoratori dello spettacolo non ce n’è nemmeno l’ombra. Principalmente sono lavoratori autonomi, intermittenti o con partita IVA. Tuttavia, essendo un settore con molte specificità in termini di orari, luoghi e mansioni, soffre delle restrizioni imposte dalla legislazione che si riconosce l’intento culturale dell’industria, ma nei fatti non lo protegge.
Riformare il settore dello spettacolo
Il mondo della musica paga la sua natura di “via di mezzo”: per lo Stato è un’attività produttiva a tutti gli effetti ma, di fatto, si tratta di cultura. È ingiusto, dunque, che l’industria musicale sia legalmente equiparata ad aziende che, per esempio, producono materie plastiche: c’è di più! Il 9 Giugno infatti, sono stati proposti degli emendamenti al Parlamento che dovrà scegliere tra le 8000 domande presentate quelle che meritano maggiore attenzione. Emerge chiaramente che c’è bisogno di un coinvolgimento del pubblico.
La mobilitazione sui social
Sui social network c’è stata una mobilitazione capillare: centinaia di persone, da professionisti del settore a fan sfegatati, hanno condiviso e aderito alla campagna #senzamusica che promuove alcuni emendamenti nel Decreto Rilancio, necessari per non rimanerci, senza musica. Queste proposte vanno dalla richiesta per cui i contributi a fondo perduto degli enti locali a sostegno delle imprese non siano soggetti a tassazione, all’estensione delle indennità assistenziali previste causa Covid19 ai lavoratori intermittenti e agli iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo, all’accesso all’indennità di disoccupazione dei lavoratori intermittenti… e tante altre. 5.000 sottoscrittori, più tantissimi sostenitori, fan e pubblici vari urlano di essere ascoltati.

Tra i promotori dell’iniziativa, anche Giovambattista Praticò di Garrincha Dischi
Ho fatto due chiacchiere con Giovambattista “Jambo” Praticò,
Consulente Management, Discografico, Marketing, P.R. e Artistico di Garrincha Dischi, nonché colonna portante della Musica che Gira. Mi ha raccontato come è nato questo progetto agli albori del lockdown: l’intento iniziale era quello di ottenere un dialogo con le associazioni di categoria. Sono state intraprese conversazioni con colleghi all’estero e sono state studiate le normative vigenti in altri stati europei. É stato poi nominato un comitato scientifico informale che redigesse un apposito documento. È cominciato così un lavoro di pressione, finché non è uscito il Decreto Rilancio che finalmente riconosceva come interlocutrice anche l’industria musicale. Dopo una discussione con le maggiori forze politiche dello Stato, sono stati proposti gli emendamenti di cui sopra: aspettano solo di essere varati a Montecitorio.
Non lasciamoci senza musica. Anche se non ci lavoriamo dentro, sicuramente almeno l’app di Spotify l’abbiamo scaricata tutti, pure tu.