Riflessioni che tentano di uscire dai confini di casa mia
Cara Kitty,
è perché da tanto tempo non metto più il naso fuori di casa che vado pazza per le bellezze naturali? So benissimo che una volta l’azzurro del cielo, il cinguettio degli uccelli, il chiaro di luna e gli alberi in fiore non attiravano la mia attenzione. Qui le cose sono cambiate.
Anna Frank lo chiedeva al suo diario il 15 giugno del 1944. Era nel rifugio segreto da circa due anni, costretta alla latitanza insieme alla sua famiglia in un paese, l’Olanda, da cui i nazisti non avevano intenzione di far uscire vivo nessun ebreo. Per Anna le cose erano cambiate in fretta, e si era ritrovata a doversi adattare a una vita che non era la sua pur di sopravvivere. Nella speranza, fino alla fine, che le cose potessero migliorare.
Anche qui le cose sono cambiate
Se solo un mese fa mi avessero detto che sarei dovuta rimanere a casa per un tempo (per ora) imprecisato, mi sarei fatta una grossa risata e sarei andata al parco. E invece eccomi qua, al giorno diciassette di reclusione casalinga forzata, con una voglia matta di vivere il mondo che per adesso mi tocca guardare solo dalla finestra della mia cucina.
I saggi dicono che non apprezzi davvero le cose che hai fino a quando non le perdi. Io, che sono un po’ meno saggia, ci sono arrivata solo adesso. Approfittare delle giornate di sole, fare un giro al parco, andare a camminare, prendere un caffè con un’amica: sembrano quasi ricordi di una vita passata quando sei in casa da un numero di giorni che non conti neanche più. Le cose normali, la vita quotidiana di cui mi lamentavo un giorno sì e l’altro pure, adesso sembrano una luce in fondo al tunnel ancora lontana.
Cambiare di punto in bianco le proprie abitudini non è affatto facile. L’ho capito quando, poco più di una bambina, ho affrontato per la prima volta la lettura del diario di Anna Frank. Adesso però me ne rendo conto ancora di più. All’epoca ancora non riuscivo a comprendere tante cose, non riuscivo ad empatizzare del tutto con una ragazza che era praticamente una mia coetanea, ma che aveva vissuto una situazione così diversa dalla mia. Eppure, fin dalle prime pagine, il suo diario è riuscito a trasmettermi un senso di inquietudine che non avevo mai provato. Anna si era ritrovata da un momento all’altro a vivere una situazione di pericolo che limitava totalmente la sua libertà: e se fosse successo anche a me?
E adesso eccomi qua, in un contesto che, per quanto mi riguarda, è del tutto surreale. Certo, non ho i nazisti alle calcagna. Però ognuno ha il suo nemico e anche io, stando ferma, sto cercando di scappare da qualcosa. Un qualcosa che non posso vedere, non posso sentire ma so che c’è e limita le mie possibilità di scelta. Le mie giornate, le stesse che prima erano scandite dai pasti, dalle lezioni e dalla palestra, adesso scorrono fra una conferenza stampa di Borrelli e l’altra. I picchi di emozione della giornata arrivano quando, scorrendo la bacheca di Facebook, mi ritrovo un post in cui Giuseppe Conte annuncia una conferenza stampa, alla quale puntualmente arriverà in ritardo. Nei venti minuti che separano il teorico inizio della conferenza dall’arrivo del Presidente del Consiglio, in casa mia partono le scommesse.
“Secondo me ci dice che dobbiamo restare a casa fino a dopo Pasqua“. “Questo è già ovvio, stavolta invece secondo me annuncia la chiusura di altre attività“. “Si vabbé, tanto le banche restano aperte e io continuo ad andare“, conclude mia sorella che in banca ci lavora. Per adesso, l’unica sicurezza che ho è ciò che Conte non ci dirà. Non ci dirà quando potremo cominciare a tornare alla normalità, perché non può saperlo.
Sembra quasi di vivere in un limbo
E intanto io, la mia famiglia, tutti noi, restiamo in un limbo da cui non sappiamo ancora quando e come usciremo. Un limbo regolato da DPCM e da decreti-legge, le cui bozze sono puntualmente diffuse prima del dovuto. Un limbo in cui tutti pendono dalle labbra di Giuseppe Conte, per due anni non proprio il Presidente del Consiglio più carismatico che abbiamo avuto, e che oggi conta una miriade di pagine social che non aspettano altro che un suo sorriso. Un limbo in cui la realtà supera la fantasia, in cui Naomi Campbell condivide su Instagram i post del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e addirittura Matteo Salvini ha smesso di inondare i social di gattini.
La vita per adesso è in stand-by: non si fanno progetti, si cancellano quelli che c’erano. Il mondo continua a girare anche se noi dobbiamo restare fermi per un po’. E proprio stando ferma, continuo a pensare a tutto quello che avrei fatto in un mondo senza pandemia, alle cose banali che adesso non lo sono più. Spero di riuscire un giorno, quando le cose saranno di nuovo normali, a ricordare quanto mi mancano adesso la natura, gli amici e le piccole cose noiose di sempre. Spero che ci riusciremo tutti. Perché se la pandemia, se questo mondo al contrario in cui ci troviamo oggi possono insegnarci qualcosa, è quanto sia bella la quotidianità. E quanto l’azzurro del cielo, il cinguettio degli uccelli, il chiaro di luna e gli alberi in fiore siano la ciliegina sulla torta della nostra banale normalità.