• Skip to primary navigation
  • Skip to content
  • Skip to footer

Schegge

Magazine

Menù

  • Categorie
    • Politica
    • Culture
    • Musica
    • Illustrazioni
    • Cinema
    • Sport
    • Letteratura
    • Innovazioni
    • Arte
  • Contatti
  • Chi sono le Schegge?
  • Unisciti alle Schegge

6 Marzo 2020 / Opinioni

Super Tuesday: Come sono cambiate le sorti della campagna elettorale americana

Biden vince in 10 Stati su 14 diventando il front runner della campagna democratica

Dopo i risultati del Super Tuesday (Super Martedì), speravamo sarebbe stato finalmente possibile iniziare a tracciare un sentiero che ci avrebbe condotto dritti alla Convention democratica di Luglio. Ma così non è stato.

È il bello di questa campagna. Tutto cambia con una velocità tale che quello che ci siamo detti solo pochi giorni fa rimane valido solo in parte. Ma procediamo per gradi per capire cosa ha reso questo martedì davvero Super.

Prima del Super Tuesday

Il 3 marzo, nel martedì più importante per le elezioni democratiche, sono stati chiamati al voto ben 14 Stati, la Samoa Americana e i residenti all’estero. In palio c’era un bottino di ben 1357 delegati, più di un terzo del totale, un bel numero se pensiamo che ne servono 1991 per vincere la nomination.

Le elezioni del Super Tuesday sono considerate quasi al pari di elezioni nazionali. La composizione etnica dell’elettorato è maggiormente rappresentativa rispetto alle precedenti primarie, così come la collocazione geografica degli Stati. Da nord a sud, dalla costa est a quella ovest, parliamo di Stati differenti l’uno dall’altro: California, Texas, Virginia, Vermont, North Carolina, Utah, Colorado, Oklahoma, Arkansas, Alabama, Tennessee, Massachusetts, Maine e Minnesota.

Il voto di sabato 29 febbraio in South Carolina ha gettato le basi per quelli che poi sono stati i risultati del Super Tuesday. Per la prima volta Biden ottiene in South Carolina una vittoria, mostrando come una sua nomination sia ancora possibile. Non solo vince in South Carolina, ma stravince sostenuto dagli afroamericani che nello Stato sono la maggioranza.

Il tutto seguito a cascata da una serie di endorsment (dichiarazioni di appoggio). Pete Buttigieg prima, e la senatrice Amy Klobuchar poi, si ritirano dalla corsa dichiarando il loro sostegno per Biden. L’ala moderata del partito prova a ricompattarsi in una coalizione che sembra quasi anti-Sanders.

I risultati del Super Tuesday

Il quadro così come descritto non può che condurre ad un unico risultato nel super martedì: la vittoria di Joe Biden.

Fino a qualche giorno prima, sarebbe stato impossibile prevederlo. I sondaggi mostravano Sanders ampiamente favorito in 7 Stati su 14. Ma alla fine della competizione Biden ottiene ben 10 Stati: Alabama, Arkansas, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Texas, Tennessee e Virginia.

Los Angeles – il discorso di Biden dopo i primi risultati del Super Tuesday

Interessante è la vittoria negli Stati del New England, Maine e Massachussets, dove Sanders risultava favorito e Warren avrebbe dovuto avere un maggior peso. Nel suo Stato, il Massachussets, Elizabeth Warren è riuscita a piazzarsi solo terza. In questi Stati, formati a maggioranza da bianchi, a cambiare le carte in tavola sono stati gli indecisi. Il 47% dei bianchi, che ha deciso per chi votare solo negli ultimi giorni, ha votato per Biden

La spiegazione può essere rintracciata nella popolarità di Biden, nei sondaggi che hanno sterzato a suo favore, ma soprattutto nella questione dell’electability (eleggibilità). Il 63% degli elettori ha preferito votare per un candidato che si pensa possa sconfiggere Trump.

Queste vittorie non fanno che esaltare l’immagine di un candidato che si è sudato la sua posizione. Biden ha mostrato qualcosa che non aveva mai mostrato prima: che è in grado di vincere non solo nel sud, ma anche nel Midwest e nel Nord-Est.

http://bit.ly/38nCSTl

I grandi Stati: Texas e California

Un altro Stato, importante ma meno rappresentativo della popolazione, su cui Sanders aveva puntato molto, è il Texas. La composizione demografica vede questo Stato bilanciato tra neri e ispanici. Non a caso Biden e Sanders sono arrivati testa a testa, con gli afroamericani a favore di Biden e i latinos di Sanders. L’età e l’appartenenza etnica hanno giocato a favore di Sanders. Il senatore del Vermont riscuote ampio consenso tra i millennials, che nella comunità ispanica sono circa il 60%

https://53eig.ht/3avVoKS

Sanders, diversamente, ha fatto meglio in quegli Stati che avevano in parte già votato prima di ieri attraverso un meccanismo di voto online; uno di questi è la California. Il Golden State è stato la rocca forte di Sanders, dove ha ottenuto circa il 33,8% dei voti, con il 92,8% dei voti scrutinati. Il risultato è stato ovviamente favorito dalla presenza degli ispanici. Vince poi il Vermont, lo Stato di cui è senatore, Utah e Colorado.

https://nyti.ms/39oDj11

E gli altri candidati?

Biden e Sanders non erano soli nello scontro del Super Tuesday. Michael Bloomber, Elizabeth Warren e Tulsi Gabbard hanno chiuso in coda ai due principali front runner.

Finalmente possiamo dare un giudizio più chiaro sulla strategia di Micheal Bloomberg, che lo stesso ha dichiarato non aver funzionato. Il milionario Bloomberg aveva deciso di non partecipare alle primarie nei primi quattro Stati e investire le sue risorse finanziare negli Stati del Super Tuesday. L’ex sindaco di New York poco dopo l’uscita dei risultati, si è ritirato dalla competizione elettorale dichiarando il suo appoggio per Biden.

Difficile da decifrare rimane invece la posizione di Elizabeth Warren. La senatrice del Massachussetts sembrava voler continuare la corsa, ma sapevamo già non sarebbe durata molto. I risultati sono stati assai deludenti. Anche lei 24 ore dopo Bloomberg ha dichiarato la sospensione della campagna elettorale. Bisogna capire ora chi deciderà di sostenere dopo il suo ritiro. Nel 2016, nelle primarie del partito democratico tra Clinton e Sanders, decise di schierarsi a favore della Clinton. Le sue posizioni ideologiche sono sicuramente più vicine a quelle di Bernie Sanders, ma non appare scontato un suo eventuale appoggio.

Dopo il Super Tuesday

Dopo questo martedì, sembra che Biden abbia preso la rincorsa e la posizione di Sanders, di colui che rincorre, non gli è molto favorevole. Biden continua a ricevere endorsment non solo dal mondo politico ma anche da quello dello star system, e a tutti appare la scelta più sicura. Il sostegno dello stesso partito democratico non è poi da sottovalutare. Secondo le previsioni di Fivethirtyeight esiste il 61% di probabilità che nessun candidato raggiunga la maggioranza dei delegati. Il caso di una “brokered convention”, in cui i delegati sono scelti dal partito, non favorirebbe Sanders.

Intanto a gareggiare nei prossimi Stati sono due candidati bianchi, con più di 75 anni. Sembrano lontani i tempi del primo presidente afroamericano e della prima donna in una corsa presidenziale. Sembra proprio che agli americani i cambiamenti spaventino e non poco.

Share this

Previous Post: « Rileggere Foucault per liberarsi dalla psicosi
Next Post: Tinder, ovvero come ho imparato ad odiare il libertinismo »

You may also like

  • 28 Dicembre 2019 / Opinioni

    Mestruazioni: alternative per evadere la tassa sugli assorbenti

  • 12 Novembre 2018 / Politica

    Roma: nella Capitale vince Atac

  • 11 Aprile 2020 / Politica

    La Slovacchia ha una mappa che traccia i malati di Covid-19

  • Newsletter

  • Follow Me

  • Top 3

    • Politica
    • Uncategorized
    • Culture

Riguardo Mara D'Oria

Chi mi conosce dice che sono buffa e maldestra. A chi non mi conosce appaio impostata e precisa. Non so ancora quale sia la vera me, probabilmente entrambe. Di poche cose sono realmente sicura: sono sempre positiva, amo il buon cibo, viaggiare, scrivere e mi appassiona la politica internazionale.

Footer

Facebook – Instagram

Iscriviti alla newsletter

S

© 2023 ScheggeMLEKOSHI

Newsletter

Iscriviti alla newsletter e non perdere i nuovi articoli