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4 Febbraio 2020 / Opinioni

L’Australia continua a bruciare, ma i media hanno smesso di parlarne

<<Ci sono cose sul terreno che avrei potuto gestire meglio>>. Inizia così l’intervista al Primo Ministro australiano Scott Morrison, trasmessa in diretta nazionale dall’emittente ABC Australia domenica 12 gennaio. Davanti al conduttore David Speers, Morrison ha annunciato la sua volontà di presentare una proposta al gabinetto per istituire una commissione d’inchiesta sul disastro prodotto dagli incendi e sul modo in cui l’intera situazione è stata gestita dal governo stesso in queste settimane.

Peccato, però, che sia tutta una facciata. In questo suo primo vero discorso ufficiale dalla diffusione degli incendi, Morrison non ha fatto nemmeno un timido accenno alla correlazione, scientificamente provata, tra l’aumento degli incendi e il cambiamento climatico. Come ci si aspettava, Morrison non si è espresso neanche in merito alle estrazioni di carbone – altro grande tasto dolente in questo periodo.

Che in questo periodo dell’anno il clima australiano sia particolarmente caldo e caratterizzato da periodi di siccità non è una novità di per sè.

Il problema è che quest’anno la primavera australiana è stata molto secca e lunga: già a metà dicembre la temperatura era di quasi 42 gradi e soffiavano venti molto forti. In proposito, un articolo pubblicato sul sito dell’Università degli Studi di Padova è molto chiaro:

A fare da sfondo a questa catastrofe ci sono proprio i primi segni palpabili del cambiamento climatico globale in atto.
(…) Le cartine elaborate dall’Australian Boreau of Meteorology sono lampanti. Si vede bene come a soffrire di tremenda siccità, perché bagnate troppo poco dalle piogge negli ultimi 34 mesi (dal gennaio 2017 all’ottobre 2019), siano proprio le aree oggi devastate dagli incendi. Gennaio 2019 è stato registrato come il più caldo di sempre in Australia. Basta sfogliare il rapporto State of the Climate 2018 per accorgersi delle precipitazioni che diminuiscono sempre più, mentre la colonnina di mercurio sale inesorabilmente.

La stessa fonte ci ricorda che i primi incendi si sarebbero verificati attorno al 6 settembre 2019, nel New South Wales. Altre testate, come The Economist, segnalano invece degli incendi già nel luglio scorso. Di certo c’è che in Europa i mass media hanno cominciato a parlare della situazione australiana solo a Novembre, quando altri 190.000 ettari di terreno sono bruciati nella zona delle Blue Mountains. Si sono poi aggiunti altri incendi, sempre nello stato del New South Wales e in quello di Victoria. In quest’ultima zona, la situazione è stata complicata da forti raffiche di vento, che hanno rallentato l’azione dei soccorritori.

Poco prima della metà di Gennaio sono arrivate le prime piogge


Le condizioni meteorologiche hanno cominciato a migliorare intorno a sabato 11 gennaio, ma si stima che l’estate australiana possa durare ancora alcune settimane: è decisamente troppo presto per cantare vittoria. Certamente condizioni meteo più favorevoli permetteranno agli equipaggi di lavorare meglio.

Quando gli incendi sono diventati numerosi e difficili da domare, il governo ha mandato sul posto migliaia di vigili del fuoco volontari. Ad un certo punto, ha dovuto impiegare anche l’esercito e chiedere aiuto anche a Canada e USA: aveva bisogno di un maggior numero di aerei per gestire gli incendi. In questo contesto già di per sé difficile, il NYT ha puntato il dito contro il sistema massmediatico australiano, di cui Rupert Murdoch controlla un’ampia fetta: i suoi giornali avrebbero contribuito a costruire un clima di disinformazione sulla questione incendi.

Ma quale sarebbe il ruolo del primo ministro Morrison in tutto questo?

Dopo l’inattesa vittoria del maggio scorso, il leader dei conservatori ha spesso adottato un comportamento apertamente critico nei confronti della discussione sul cambiamento climatico. In un articolo pubblicato da Jacobin ad inizio anno, il giornalista Jeff Sparrow scrive:

Il governo ha confidato a tal punto nell’indifferenza dell’opinione pubblica al cambiamento climatico da promettere delle leggi drastiche contro Extinction Rebellion e altri militanti ambientalisti. Il ministro dell’interno Dutton li ha definiti “alienati” che dovrebbero essere esposti alla gogna pubblica e sottoposti a pene detentive obbligatorie. (…) A settembre, mentre le condizioni nel Queensland sudorientale e nel NSW settentrionale superavano ogni record in base all’indice McArthur sulla pericolosità degli incendi boschivi, il ministro per la siccità e i disastri naturali Littleproud diceva ad un giornalista di non essere certo che “il riscaldamento globale sia provocato dall’uomo”. Il 31 dicembre, il ministro dell’energia Taylor pubblicava un articolo su The Australian dal titolo “Dovremmo essere fieri delle nostre azioni contro il riscaldamento globale”.

Un cambio di governo non risolverebbe il problema

Ma non dimentichiamoci di Anthony Albanese, leader laburista all’opposizione. È vero: sta costruendo tutta la sua comunicazione politica sul rapporto tra surriscaldamento globale e incendi, ma gira voce che abbia cercato di mettere a tacere alcuni dissidenti interni contrari alle grandi estrazioni di carbone in corso in questo momento in vari punti del territorio australiano. Per esempio, all’inizio di dicembre ha insistito sulla necessità di estrarre carbone: <<Non alimenta la domanda, ma semplicemente evita che siano altri Paesi ad inserirsi in un mercato che genera 67 miliardi di entrate annuali per l’Australia>>. Questo suo tentativo di non scontentare nessuno ha provocato una forte reazione dei Verdi, l’altro grande partito di opposizione in questo momento. Il numero due del partito ecologista ha definito Morrison e Albanese: <<diavoli di Canberra con il carbone in mano e la negazione della realtà nella loro testa>>.

Fonte: Climate Analytics realizzata da Australian Conservation Foundation (ACF), luglio 2019

Sono ormai trascorse diverse settimane dalla trasmissione di quell’intervista. Cosa è accaduto negli ultimi giorni?

394 scienziati con esperienza di ricerca nei settori del clima, degli incendi e delle scienze meteorologiche hanno sottoscritto la lettera aperta al governo australiano, proprio per chiedergli di prendere delle decisioni coraggiose che portino l’Australia ad una forte riduzione delle emissioni di gas serra.

Prove scientifiche collegano inequivocabilmente i cambiamenti climatici causati dall’uomo al crescente rischio di frequenti e gravi incendi nel paesaggio australiano. Quella stessa scienza ci dice che questi eventi estremi peggioreranno in futuro senza una vera azione concertata per ridurre le emissioni globali di gas a effetto serra. Chiediamo ai nostri leader di unirsi per sviluppare politiche a lungo termine e bipartisan che consentano la transizione gestita a emissioni nette zero di gas a effetto serra entro il 2050. È tempo di stabilire un percorso chiaro per proteggere il nostro paese e il nostro stile di vita per le generazioni future.

Nel frattempo, sabato 1 Febbraio gli incendi si sono spostati verso Canberra: si tratta della più grande città dell’entroterra australiano, non ha alcuno sbocco sul mare. Qui, l’amministrazione ha dovuto dichiarare lo stato di emergenza. La BBC riporta che in alcune zone, ai cittadini è stato ordinato di cercare rifugio all’interno delle proprie abitazioni essendo ormai troppo tardi per evacuare. Ancora una volta, le temperature altissime di quegli stessi giorni avrebbero alimentato le fiamme.

Tweet pubblicato il 3 febbraio da Matt Taylor, corrispondente australiano per la BBC e meteorologo di lunga data

Perché dobbiamo preoccuparci della situazione australiana?

Non solo è tra gli Stati che ha fatto saltare il banco durante i negoziati sul clima Cop25 di Madrid, ma l’Australia è anche uno dei maggiori esportatori di carbone nel mondo, il terzo dopo Russia e Arabia Saudita. Stando a quanto emerso da una ricerca condotta dalla Australian Conservation Foundation del luglio 2019, entro il 2030 l’Australia potrebbe essere responsabile del 17% della generale emissione di gas serra nell’atmosfera. Scrive sempre Jeff Sparrow, ripercorrendo gli avvenimenti di fine 2019:

L’Australia ha reagito aumentando il ritmo e la portata con cui estraeva e consumava il carbone. (…) Il governo appoggia l’apertura, nello stato di Queensland, dell’enorme miniera di carbone Carmichael da parte della multinazionale Adani e nuove iniziative di estrazione di carbone e gas nei bacini settentrionali di Bowen e Galilee. (…) Nel 2019, il governo ha anche dato alla compagnia energetica norvegese Equinor l’approvazione sotto il profilo ambientale per estrarre petrolio nella grande baia australiana.

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Riguardo Gloria Beltrami

Ho 24 anni e "da grande" voglio fare la giornalista.
Alla mia veneranda età, posso affermare con certezza che il segreto della felicità stia nella musica dal vivo e nei viaggi fuori stagione.
Mi piace la fotografia paesaggistica e smontare le cose - soprattutto le biciclette.

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