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13 Gennaio 2020 / Politica

In Emilia-Romagna la Lega ha il dono dell’ubiquità

Sono da poco iniziate le ultime due settimane di fuoco che condurranno l’Emilia-Romagna e la Calabria alle elezioni amministrative del 26 gennaio. Se la campagna elettorale nel Mezzogiorno sembra basarsi su metodi standardizzati e ampiamente consolidati, è senz’altro la sfida nella “regione rossa” per eccellenza a infiammare i media e i politici nazionali. L’Emilia-Romagna è una polveriera: giorno dopo giorno si sovrappongono nuove stoccate tra il candidato del centrosinistra, Stefano Bonaccini, e la candidata del centrodestra, Lucia Borgonzoni. Proprio la campagna elettorale di quest’ultima si distingue da quella dell’avversario – e da quelle passate – per alcune caratteristiche. Vediamole con ordine.

La suddivisione strategica delle tappe elettorali

L’elemento di assoluto rinnovamento che la Lega ha dato a questa tornata elettorale è la scissione delle campagne della Borgonzoni e di Salvini. La leader locale e quello nazionale seguono infatti due tour politici differenti nello stesso territorio: quando l’una è a visitare imprese in una provincia, l’altro è a fare comizi in tutt’altra parte della regione. Un’assoluta novità per la politica italiana di livello regionale, dal momento che fino ad ora si era sempre stati abituati ad un battage ininterrotto del candidato presidente, il quale talvolta – in occasione degli eventi centrali – veniva supportato dal leader nazionale. La Lega agisce come se avesse due candidati: Lucia Borgonzoni, quella vera, e Matteo Salvini, il “centravanti di sfondamento” per i consensi. Così, oltre a poter battere contemporaneamente due territori, cosa che è preclusa a tutti gli altri candidati, il centrodestra moltiplica in maniera esponenziale il flusso comunicativo sui social, l’attenzione dei media e anche l’attenzione degli stessi elettori.

6 Gennaio 2020: Salvini assaggia il tipico salame ferrarese durante un appuntamento elettorale / foto di Alberto Canevazzi

Questa volta, il tour di Salvini è diverso

Ma parlare di sola separazione delle campagne non basta. Se il tour elettorale della Borgonzoni è del tutto simile a quello degli altri candidati, con la solita alternanza di visite alle imprese, agli agricoltori, agli enti del territorio, e i comizi, il tour di Salvini è invece molto più mirato. Naturalmente, per l’ex ministro non mancano i momenti in cui dal palco si rivolge agli elettori né tantomeno le classiche cene elettorali. Quello che Salvini fa di realmente diverso è piuttosto il partecipare ad eventi che tutto hanno a che fare, tranne che con la politica. In questo modo, parlando dei tre giorni a cavallo dell’Epifania, il 5 gennaio il leader della Lega è andato a far visita alla manifestazione “Nott de’ Bisiò” a Faenza (Ra), il 6 si è recato prima a Bologna per assistere alla “Befana del poliziotto” e poi a Bondeno (Fe) per partecipare al tradizionale rogo della “Befana dei Vigili del Fuoco Volontari”. Il 7 poi non ha fatto mancare la sua presenza al settimanale mercato cittadino di Soliera (Mo). In generale, durante questi eventi non tiene nessun comizio, al massimo si limita a una breve dichiarazione per la stampa, ma naturalmente la folla si moltiplica: lo abbraccia, lo bacia e gli chiede i consueti selfie.

La retorica della liberazione

Un po’ meno nuova, ma estremizzata nelle quantità, è la “retorica della liberazione”. La Lega è riuscita a prendere un tema tipicamente ricorrente quando si parla del periodo 1943-1945, ovvero la liberazione dal nazi-fascismo, e a trasporlo in un contesto completamente diverso. Lo scomodo occupante di poltrone è naturalmente il centrosinistra – che in E-R è al governo ininterrottamente dall’istituzione delle regioni nel 1970. Salvini e Borgonzoni si pongono invece come i liberatori, gli unici a poter portare una nuova voce all’interno di quello che sarebbe il pensiero unico regionale. Per dirla alla Salvini, la Lega «aprirebbe le finestre, facendo entrare aria fresca, aria pulita». Ora, la retorica del “sono tutti contro di noi” è estremamente tipica della comunicazione leghista (già nel famoso concorso Vinci Salvini per le elezioni politiche del 4 marzo 2018 il leader del Carroccio esponeva con chiarezza che «gli altri hanno giornali e tv, mentre noi abbiamo la rete, finché ce la lasciano libera»), mentre quella del “liberiamo l’Emilia-Romagna” ha preso forma soltanto di recente, con le Amministrative del 26 maggio scorso, in cui il centrodestra ottenne tra l’altro importanti vittorie come quelle di Ferrara e Forlì.

6 Gennaio 2020: il leader della Lega in piazza a Bondeno / foto di Alberto Canevazzi

Quali conclusioni possiamo trarre?

Innanzitutto, la Lega e il centrodestra stanno praticamente replicando gli sforzi di una campagna nazionale, ma in chiave locale: è evidente che stanno – giustamente – fiutando un’occasione senza precedenti. D’altra parte, volendo specificare, sembra anche evidente come la campagna si giochi molto sul ruolo del partito, la Lega, e quindi sulla figura del suo leader nazionale, a discapito della candidata presidente. Inevitabilmente, la strategia porta la Lega a indurre maggiormente gli elettori a votare il simbolo piuttosto che il singolo candidato, pur avendo anche dei candidati locali di tutto rispetto. Di certo, c’è solo che queste elezioni saranno interessanti tanto quanto quelle nazionali. Di incerto, c’è solo il risultato.

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