Cina e Russia rimangono le principali sfide da affrontare
In Occasione del 70esimo anniversario dalla nascita dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, conosciuta ai più con l’acronimo di NATO, i 29 stati membri si sono dati appuntamento a Londra il 3 e 4 dicembre per discutere le nuove e le vecchie sfide che devono affrontare. Prima però è necessario chiarire cosa sia la NATO, spesso confusa o associata ad altre istituzioni sovranazionali, capire il contesto in cui nasce e perché nasce.
LE ORIGINI DEL PATTO TRANSATLANTICO
Le relazioni transatlantiche hanno garantito e mantenuto la pace in Europa dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. La NATO è stata pensata per assicurare la stabilità dell’Europa e congiuntamente dell’America, che da una situazione di non belligeranza, come era stata per anni quella tra i paesi europei, non può che trarne vantaggio anche in termini economici.
Stiamo parlando di un’organizzazione politica e militare, il cui obiettivo primario è quello di promuovere la libertà e la sicurezza dei suoi stati membri attraverso l’azione politica e militare. Se l’intervento diplomatico dovesse fallire, la NATO ha il potere militare di intraprendere la gestione di una crisi ai sensi dell’art. 5 del Trattato di Washington, secondo cui l’attacco armato ad uno o più stati membri è da considerarsi come un attacco contro tutti.
Se nel 1949, anno di firma del trattato, si contavano 12 stati fondatori, tra cui anche l’Italia, oggi l’Organizzazione riunisce 29 Stati, a breve 30 con l’ingresso della Macedonia del Nord.
LA GUERRA FREDDA
La Nascita della Nato è contingente alla discesa della “cortina di ferro” nell’Europa del dopoguerra. Gli Stati Uniti, promotori dell’alleanza, hanno creduto nelle relazioni con gli stati dell’Europa Occidentale come al deterrente più efficace per contrastare le mire espansionistiche dell’Unione Sovietica. Riassumendo, la NATO alla sua nascita ha un solo nemico: l’URSS.
Ma se la NATO nasce in risposta all’Unione Sovietica, la caduta del muro di Berlino rappresenta sicuramente il turning point delle relazioni con Mosca. Il 1989 è l’anno in cui l’Organizzazione dei paesi del Nord Atlantico deve ridefinire il proprio orizzonte, allargandosi anche a Est.
Nuove possibilità di dialogo sono state aperte con Mosca nel corso degli anni. Ma con l’invasione dell’Ucraina prima e la violazione della Russia del trattato INF (Intermediate Range-Nuclear Force Treaty), che pone fine all’uso dei missili nucleari a raggio intermedio, hanno ridato centralità al tema della Russia come potenza con cui è necessario dialogare ma da cui bisogna difendersi.
IL CONTESTO ODIERNO
Il meeting dei capi di Stato e di Governo a Londra, a 70 anni dalla firma del trattato, è servito a marcare l’importante traguardo raggiunto, a guardare al futuro e alle sfide sempre nuove che il mondo globalizzato si pone. La fine dell’unilateralismo è segnata non solo dalla rivalità con Mosca ma anche dall’estensione dell’influenza cinese nel mondo Occidentale.
Per la prima volta il Segretario Generale Jens Stoltenberg, durante la conferenza stampa congiunta, ha fatto riferimento alla Cina come ad “un’opportunità ma anche ad una sfida da affrontare insieme”.
Le potenze dell’Atlantico del Nord, in accordo con quella che risulta essere la volontà degli Stati Uniti, hanno affermato la necessità di garantire la difesa e la sicurezza delle comunicazioni soprattutto in vista della diffusione del 5G cinese.
Il cyberspazio e la cybersecurity hanno acquisito una centralità nel dibattito sugli spazi di azione della Nato, durante il NATO Engages, rivolto a ricercatori ed esperti a cui ha preso parte anche l’Università di Bologna. All’evento sono intervenuti il primo ministro canadese Justin Trudeau e il primo ministro olandese Mark Rutte, oltre che altri campi di stato, militari e docenti universitari.
Il centro del dibattitto è stato occupato anche dalla questione Russa e Cinese, la necessità per tutti i membri di aumentare il budget delle spese di difesa fino al 2% del PIL, obiettivo definito al vertice del Galles del 2014 e su cui Trump aveva fortemente insistito.
Nessun riferimento è stato fatto alla situazione nel Mediterraneo, e nemmeno l’Italia, che avrebbe potuto assumere un ruolo centrale sulla questione, ha deciso di sollevarla.
Nonostante le critiche di Macron sulla “morte celebrale” dell’alleanza, le prime dichiarazioni scettiche di Trump e le posizioni ambigue di alcuni membri come la Turchia, l’Organizzazione del Nord Atlantico ha comprovato la volontà di rimanere bel salda sui propri obiettivi anche se molto spesso risulta poco chiaro come intenda raggiungerli.