Tutto quello che c’è da sapere sulle manifestazioni di metà ottobre
Nel corso delle ultime settimane, le manifestazioni avvenute in Cile hanno ricoperto un ruolo di primo piano nella nostra agenda mediatica. Perché scendere in piazza se il biglietto della metro aumenta di pochi centesimi? C’è qualcosa che i nostri media non hanno raccontato? Abbiamo sottoposto questi interrogativi a Federica Surace, giovane antropologa di Reggio Emilia. Federica vi ha di recente trascorso un anno per motivi di studio: a Santiago, viveva in una gate community e frequentava una scuola privata per persone di classe media.

La grande manifestazione di protesta a Santiago del Cile, il 25 ottobre 2019 (AP Photo/Rodrigo Abd)
I problemi strutturali dell’ecosistema cileno
Per aiutarmi a comprendere il contesto nel quale si sono svolte le manifestazioni, Federica parte da lontano.
In Cile, l’istruzione universitaria è molto costosa, pur essendo pubblica. Bisogna ottenere un punteggio alto nel test d’ingresso che si tiene su scala nazionale e, successivamente, sono le università stesse a proporti dei “pacchetti” affinché tu vada a studiare da loro. In generale, il costo della vita è molto alto, quindi le famiglie sono spesso costrette ad indebitarsi per permettere ai propri figli di studiare. Ci sono vari effetti collaterali a questo modo di gestire la cosa pubblica: per esempio, se la tua famiglia può permetterselo, allora hai la possibilità di salire nella scala sociale, altrimenti no. Tutto ciò è il risultato della sperimentazione neoliberista attuata da Pinochet, su pressione degli USA. Questa scelta ha spinto a privatizzare molti settori economici e, così facendo, il Cile ha potuto mantenere un PIL alto, a costo però di alimentare costantemente il divario tra ricchi e poveri – che si è fatto sempre più profondo.
Dall’adozione della Costituzione alle manifestazioni
Una volta rovesciata la dittatura? Il popolo non ha cambiato le regole del gioco?
Nel 1990, il popolo cileno ha effettivamente rovesciato la dittatura di Pinochet, ma la Costituzione che era in vigore all’epoca non è stata modificata. Si è quindi verificata una transizione, ma l’élite che deteneva il potere politico ha mantenuto la propria egemonia in ambito economico e soprattutto, non è mai stata perseguita penalmente per le azioni compiute. Tra questi, vi è anche l’attuale Presidente della Repubblica Sebastián Piñera, di centro-destra.
Come siamo arrivati alle proteste per l’aumento del prezzo del biglietto della metro?
Considerando quanto poco tempo è trascorso dalla fine della dittatura ad oggi, gli adulti cileni credono ancora nella bontà delle scelte economiche adottate da Pinochet e, soprattutto dopo il crack del 2008, non sono convinti della necessità di politiche di welfare destinate a tutte le classi sociali senza discriminazione. Se osservi bene, le recenti proteste erano tutte organizzate da giovani della nostra età, perché i più grandi sono ancora relativamente influenzati dalla mentalità della dittatura. Quando facevo delle domande in merito a queste questioni, gli adulti tendevano a guardarsi intorno, anche se ci trovavamo nel salotto di casa.

Studenti entrano in una stazione della metropolitana di Santiago senza pagare il biglietto, il 18 ottobre 2019 (AP Photo/Esteban Felix)
Effettivamente, ciò che ha scatenato queste proteste di piazza è stato l’aumento del costo del biglietto della metropolitana da 800 a 830 pesos cileni (da 0,98 a 1,02 euro circa), entrato in vigore il 7 ottobre e valido solo per le ore di punta di utilizzo della metro a Santiago. In Cile, l’IVA è molto alta e su questo tipo di prodotti si paga anche una sorta di tassa ecologica che dovrebbe servire a rimediare i danni causati all’ecosistema. Ovviamente, gli utenti dei mezzi pubblici sono persone appartenenti alle classi più povere: molti di loro non possiedono un’automobile e un rincaro sul prezzo dei mezzi pubblici comporta spesso dei grossi sacrifici. I primi a manifestare contro questo rincaro sono stati gli studenti universitari, che denunciavano anche i problemi di cui ti parlavo relativi all’istruzione in Cile. Gli studenti, hanno quindi cominciato a saltare i tornelli per evitare di pagare il biglietto, poi alcuni di loro sono passati agli atti di vandalismo e, in risposta, le linee della metropolitana sono state bloccate. Come sempre accade in queste situazioni, alcune persone hanno approfittato del disordine provocato dalle manifestazioni per saccheggiare i supermercati. L’opinione pubblica internazionale ha iniziato ad interessarsi del Cile nel momento in cui il Presidente Piñera ha proclamato 15 giorni di stato d’emergenza e imposto il coprifuoco in tutto il Paese, poiché le proteste non accennavano a smettere. Negli ultimi giorni le proteste si erano estese anche ad altre grandi città, come Valparaíso o Concepción.

Il presidente Piñera mangia una pizza con la famiglia in un noto quartiere residenziale di Santiago, il 20 ottobre 2019. (El Mostrador, quotidiano cileno)
La strategia di Piñera
E Piñera come si è comportato da quel momento?
Inizialmente, ha deciso di fare un passo indietro e di scusarsi con il popolo cileno per la reazione eccessivamente autoritaria che aveva adottato (aveva affermato esplicitamente: “siamo in guerra!”), infatti, gli scontri tra i manifestanti e la polizia avevano già provocato molti morti e feriti… Piñera ha annunciato di voler ritirare il provvedimento relativo al rincaro dei biglietti della metro e il Parlamento si è effettivamente mosso in questo senso. Tuttavia, le sue scuse non sono state considerate credibili dai manifestanti, perché quella stessa sera il Presidente è stato visto mangiare una pizza nella Pizzeria Roma di Vitacura, mentre il generale Iturriaga cercava di gestire le manifestazioni. I manifestanti erano cacerolazos, per farsi sentire battevano cioè con i cucchiai di legno su pentole e altri oggetti in metallo. Vedendo che le proteste non accennavano a smettere, Piñera ha deciso di concedere il salario minimo e di aumentare leggermente le pensioni dei redditi più bassi, ma ciò non ha fatto altro che aggravare la situazione iniziale. Nel frattempo, hanno cominciato a entrare nel dibattito pubblico tematiche nuove, considerate tabù fino a quel momento: legate all’ecologia, al femminismo e all’aborto.
Quindi la situazione sta cambiando?
Alcune proteste vanno avanti. Per esempio, a metà novembre, a Santiago si è svolta una marcia con 2 milioni di partecipanti. Credo però che la situazione politica cilena non cambierà radicalmente nel breve periodo, perché la vera élite non é stata toccata da queste proteste. Alcuni rappresentanti dell’ONU si sono recati in Cile e per questo motivo, Piñera ha deciso di togliere lo stato d’emergenza, ma ciò non deve essere considerato una prova di miglioramento della situazione.

Le dimensioni della protesta, 25 ottobre 2019
(AP Photo/Rodrigo Abd)
La rappresentazione che ne hanno dato i mass media cileni
Qual è stato il ruolo della comunicazione politica in questa situazione?
Ritengo che ci siano due facce della stessa medaglia. Le persone povere si informano quasi esclusivamente con la televisione e nella maggior parte dei telegiornali cileni, si è scelto di mettere in evidenza esclusivamente gli incendi e i saccheggi provocati da un piccolo gruppo di manifestanti. Hanno distorto la rappresentazione delle manifestazioni, creando dei veri e propri prodotti propagandistici. Come spesso accade, invece, i social network si stanno rivelando delle piattaforme più “democratiche” da questo punto di vista.
C’è un aspetto che mi ha colpito particolarmente: pare sia molto difficile riuscire a politicizzare il malcontento, perché tutti i partiti politici esistenti sono espressione della vecchia élite economica o politica. Molti dati certificano che i parlamentari cileni percepiscano lo stipendio più alto di tutto il Sudamerica; inoltre, non c’è trasparenza nel processo decisionale stesso. Sicuramente l’economia cilena vive una crisi senza precedenti.
Ma come uscire da questa empasse? Non si può certo comprare interi settori economici precedentemente messi in vendita… e dopotutto, il liberismo non funziona così nella maggior parte del mondo?

Gli scontri tra polizia e manifestanti, 25 ottobre 2019
(Claudio Santana/Getty Images)
Previsioni future
Due giorni fa, i media cileni hanno ripreso una dichiarazione ufficiale di Piñera, nella quale affermava che nell’aprile 2020 si terrà un referendum per decidere se apportare modifiche alla Costituzione concessa da Pinochet, risalente al 1980. Non è chiaro quali saranno i criteri sulla base dei quali verrà selezionata l’Assemblea Costituente nel caso in cui dovesse emergere una maggioranza interessata ad una redazione ex novo della Costituzione cilena, che si scioglierebbe una volta portato a termine il proprio compito. Tra le altre ipotesi al vaglio, vi è anche quella della creazione di una commissione “mista”, cioè formata da parlamentari in carica ed eletti in uguale misura.