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20 Novembre 2019 / Politica

10-N: la Spagna ha votato ancora

Risultati elettorali e possibili scenari politici in Spagna

Domenica 10 Novembre si sono tenute in Spagna le elezioni generali per il rinnovo delle due Camere del Parlamento. Nello specifico, si tratta della seconda tornata elettorale nel corso del 2019, dopo quella del 28 Aprile che non aveva dato la possibilità al leader socialista Pedro Sánchez di formare un Governo. I risultati infatti non avevano permesso al suo Partido Socialista Obrero Español (PSOE) di raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi nelle due Camere. Inoltre, i negoziati per formare un Governo con le altre forze di sinistra, come la lista Unidas Podemos, non avevano dato i frutti sperati. La speranza di Sánchez era quella di andare a nuove elezioni per migliorare il precedente risultato elettorale, ma la realtà non è corrisposta alle aspettative.

I risultati elettorali

I risultati della tornata elettorale del 10-N non hanno fatto altro che acuire la precedente situazione di ingovernabilità. Il PSOE, che si è nuovamente piazzato in testa, lungi dal guadagnare nuovi seggi, ne ha persi 3. Ciò rende ancora più difficile riuscire a formare un Governo di coalizione, essendo necessari più seggi del previsto. Niente da fare anche per la lista Unidas Podemos, capitanata da Pablo Iglesias. La forza politica, con cui negli ultimi mesi il PSOE ha cercato un accordo di Governo, perde poco più di un punto confermando una parabola discendente alla quale non si riesce a mettere fine. Il populismo di sinistra per eccellenza, infatti, dopo i primi successi elettorali, ha visto i suoi consensi diminuire irrimediabilmente, passando da terza a quarta forza politica nel Paese nel giro di tre anni.

Spostandoci a destra nello spettro politico, il Partido Popular (PP) di Manuel Casado è riuscito a guadagnare qualche punto rispetto a sette mesi fa, stabilizzandosi al 20,8% dei voti. Il partito si è accaparrato 22 seggi in più rispetto all’ultima tornata elettorale, riconfermandosi quindi la prima forza politica di centro-destra. In ogni caso, si è trattato di un leggero miglioramento più che di un exploit.

 

Fonte Ansa

 

L’ascesa di Vox

L’unico vero e proprio boom di questa tornata elettorale è rappresentato dall’estrema destra di Vox, che ha raggiunto il 15% dei voti ed è riuscito a stabilizzarsi come terza forza politica spagnola. L’ascesa di Vox, presieduto da Santiago Abascal, è estremamente coerente con la situazione politica a livello europeo. Il partito infatti si instaura nel contesto dei populismi di destra stile Lega, quelli che negli ultimi anni stanno trovando un consenso sempre crescente nell’elettorato. A differenza del partito di Salvini, però, la storia di Vox è molto recente.

Nato nel 2013 da una costola estremista dei popolari, i suoi primi appuntamenti elettorali sono stati disastrosi. I primi risultati positivi risalgono a quasi un anno fa, quando Vox è riuscito ad accaparrarsi dei seggi al Parlamento regionale andaluso. Di lì in poi, l’ascesa: fra Europee e regionali, le tornate elettorali successive hanno visto un partito sempre più in forze. A livello nazionale, già alle politiche di aprile aveva raggiunto il 10,2% e conquistato per la prima volta seggi in Parlamento. Le elezioni del 10 Novembre non hanno quindi fermato la scalata del populismo di destra che, a suon di Spagna forte e sovrana e idee conservatrici, aumenta esponenzialmente il suo appeal di elezione in elezione.

Il futuro in mano alla sinistra

I risultati elettorali non sono dunque riusciti a stabilizzare la fragile situazione politica spagnola. Eppure, negli ultimi giorni, le cose hanno cominciato a muoversi in una direzione inaspettata. Dopo mesi di tentativi pre-elettorali non andati a buon fine, Sánchez e Iglesias sono riusciti a trovare un accordo per cercare di mettere in piedi un nuovo Governo che, si spera, possa restare in piedi per tutta la durata della Legislatura. Per ora ancora niente di dettagliato, ma pare che l’accordo vedrebbe il leader socialista a capo del Governo e il collega populista come suo vice.

 

Pedro Sánchez e Pablo Iglesias

 

Eppure, non è ancora abbastanza. Sulla base dei risultati, infatti, i seggi del PSOE e quelli di Unidas Podemos insieme non sono abbastanza da raggiungere la maggioranza assoluta in Parlamento. Manca quindi ancora all’appello qualche partito, forse di indipendentisti catalani, che dia il suo appoggio a questo nuovo governo iberico di sinistra. Il primo passo è stato fatto e sancito sia su carta che mediaticamente, attraverso un abbraccio fra Sánchez e Iglesias. Ora si aspetta di vedere chi si riuscirà a far salire sul carro dei (quasi) vincitori, sperando di tenere le urne lontane per un po’.

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Riguardo Martina Mastellone

Sono nata a Sorrento ma mi sento cittadina del mondo. Studio Mass media e Politica perché penso possa aiutarmi a diventare ciò che voglio. Sogno di fare della mia passione per la scrittura un lavoro a tempo pieno. Amo mangiare, scrivere e viaggiare. Spero di riuscire a realizzarmi come donna e a fare nella vita ciò che mi rende felice.

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