È ufficiale: Trump ha annunciato che a breve avvierà la procedura per uscire formalmente dall’Accordo di Parigi sul clima
Non è una novità ciò che Trump ha sempre pensato a proposito dall’Accordo di Parigi del 2015. Se già due anni fa aveva promesso di ritirare gli Stati Uniti dal negoziato, durante una conferenza stampa in Pennsylvania ha confermato che a breve inizieranno le procedure per uscire dal trattato. Del resto, il tempo stringe e le elezioni presidenziali sono ormai alle porte. Le campagne elettorali sono ormai ufficialmente iniziate e tra meno di un anno i 50 stati federati torneranno alle urne. Il presidente tiene particolarmente a mantenere la promessa fatta ai suoi elettori, per incrementare la loro fiducia e ottenere un secondo mandato.
In cosa consiste l’Accordo di Parigi
L’Accordo di Parigi, firmato da ben 195 stati membri della UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) è uno strumento importantissimo per la lotta al cambiamento climatico. Gli Stati firmatari si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas serra e mantenere la temperatura globale entro limiti fissati per garantire sicurezza e stabilità a livello globale.
In particolare, gli USA avrebbero dovuto ridurre le emissioni del 28% entro il 2025. Se il primo intento di Trump era stato quello di rinegoziare, alla fine ha optato per l’uscita totale. Del resto, non è un mistero la sua visione sul trattato: per lui gli accordi sono “inutili per il clima e dannosi per l’economia” e “un impegno di falso progresso”. Le critiche non si sono certo fatte attendere: dal presidente francese Macron che afferma “non si può rinegoziare” all’ex presidente Obama che accusa Trump e la sua amministrazione di rendere gli USA una nazione nemica del futuro.
Le norme per le centrali a carbone
Per ogni passo avanti, due passi indietro. Il presidente americano ha infatti appena presentato una proposta di legge che smantella le leggi imposte da Obama alle centrali a carbone. Si tratta di norme che avrebbero dovuto imporre l’utilizzo di nuove tecnologie sicure per proteggere le falde acquifere dagli scarti tossici derivanti dalle ceneri del carbone. Ora, con il piano di deregulation di Trump, la musica è cambiata. Le industrie in questione avranno più tempo per adeguare i loro impianti più obsoleti, avendo così la possibilità di risparmiare, secondo l’Epa, fino a 175 milioni di dollari all’anno.
Aumenterà però così il rischio di contaminazione dell’acqua potabile con rifiuti tossici — tra cui arsenico, selenio e piombo — che provengono dalla produzione di energia delle centrali in questione. In pratica, la vita delle centrali a carbone si allunga, i limiti d’inquinamento si abbassano e l’adeguamento tecnologico scala al 31 dicembre 2028 o esenta del tutto alcune centrali. Una notizia che ha fatto poco scalpore, che non scandalizza, ma che dovrebbe mettere un campanello di allarme.
In ogni caso, ci vorrà circa un anno prima che gli Stati Uniti possano uscire ufficialmente dall’accordo di Parigi. Non sarà quindi possibile, in caso di effettivo ritiro, farlo prima delle prossime elezioni presidenziali. Nel caso dovesse vincere un candidato democratico, questi potrebbe sottoscrivere l’accordo di Parigi come aveva fatto Obama, continuando a collaborare per ridurre le emissioni. La scelta di Trump è comunque molto impopolare anche tra molti repubblicani. Molte personalità di spicco sono infatti convinte che gli USA torneranno ad essere attivi per il climate change.
Il cambiamento climatico in Italia
Rimanendo nell’ambito dell’emergenza climatica e del suo negazionismo, non si può non citare Venezia e quello che sta passando in questi giorni. L’eccezionale ondata di acqua alta che ha sepolto la città e la Basilica di San Marco è arrivata a quasi 2 metri lo scorso martedì e a 154 cm questo venerdì. Proprio pochi giorni fa, durante il Consiglio Regionale del Veneto, la Lega di Zaia ha votato contro alcuni emendamenti riguardanti il clima. Dopo pochi minuti l’aula consigliare è stata sommersa dall’acqua, provocando il fuggi fuggi generale di consiglieri, assessori e altri funzionari. Karma? Può darsi. Ma da qualsiasi lato si voglia guardare, bisogna ricordare che chi ha il potere di cambiare le cose ma persiste nel remare contro l’alta marea, prima o poi farà sommergere tutti noi, soprattutto se è un paese come l’America.