Domenica 9 maggio a Forli’ si vota. Gli abitanti del Zitadon – “il Cittadone”, così la chiamano i romagnoli – si recheranno alle urne per scegliere il nuovo sindaco. E questa tornata elettorale potrebbe essere storica, perché c’è aria di cambiamento. Il primo turno di domenica 26 maggio ha dipinto uno scenario inedito per la città romagnola. Infatti, dopo anni di dominio targato centrosinistra, la destra è in vantaggio. Giorgio Calderoni, il candidato del centrosinistra, sa che la partita è dura. Lui, classe 1950, ex magistrato amministrativo, negli ultimi giorni ha ricevuto l’endorsement del sindaco di Milano Beppe Sala. Già membro del Consiglio di Stato, Calderoni ci ha accolti nel suo comitato elettorale alle porte di Piazza Cavour. La campagna è alle sue ultime battute. Noi di Schegge gli abbiamo rivolto alcune domande sulla Forlì del futuro, con particolare attenzione alle tematiche giovanili e universitarie.
Giorgio Calderoni, innanzitutto grazie della disponibilità. Parlando del campus universitario di Forlì, quali sono gli aspetti che andrebbero migliorati e quali sono i progetti che ha in mente in qualità di candidato sindaco della città?
Beh, ovviamente bisogna portare a termine il progetto del Campus che è in avanzato stato di realizzazione, però manca ancora qualche segmento finale. Occorrerebbe cogliere questa occasione per realizzare una maggiore integrazione, un maggior collegamento del campus con la città anche dal punto di vista fisico. Pensare quindi a ripristinare eventuali corridoi che da Palazzo Merenda possono consentire l’accesso dei due sensi pedonali verso Corso della Repubblica. Questo per quanto riguarda la parte infrastrutturale.
Se poi il discorso attiene a uno sviluppo didattico, il grande tema è quello di vedere se la nostra città può accogliere anche corsi di studio di altro genere. Da questo punto di vista, ho avuto di recente un incontro con il Rettore dell’università di Bologna, che ha prospettato l’esigenza dell’Alma Mater di dotarsi di uno o due corsi di laurea in medicina. Qui i soggetti interessati sono l’Università, il Comune e la Fondazione Cassa dei risparmi di Forlì. Ovviamente, un’operazione lungimirante in questo genere deve tener conto del campus romagnolo nel suo complesso, quindi non solo la sede di Forlì ma può essere utile pensare a un connubio tra la nostra città e Ravenna.
Stiamo parlando di interventi strutturali che richiedono la realizzazione di nuove aule e laboratori e poi stiamo parlando di una spesa annua che può variare intorno ai 2 milioni di euro circa di soli stipendi per i docenti. I quali, nel caso di un solo corso di laurea, sarebbero poco meno di una trentina. Invece, se si trattasse dell’ipotetica realizzazione di due nuovi corsi, ammonterebbero a una quarantina. Un impegno certamente considerevole per tutte le parti in gioco. Un’ipotesi congiunta di un unico Campus Forlì/Ravenna sarebbe utile perché si può pensare a una sinergia tra amministrazioni comunali, producendo un ampliamento dell’offerta didattica.
Come si potrebbe implementare il rapporto tra la cittadinanza e la realtà universitaria?
Da questo punto di vista mi pare che passi avanti siano stati fatti anche perché sono passati ormai trent’anni dall’insediamento del Campus universitario. Ora, come tutte le cose, anche questa è migliorabile. Io penso che il vero tema sia quello di rendere la città più attrattiva per gli studenti che hanno scelto Forlì e che risiedono in città anche in termini di svago, un aspetto che è già positivo ma va valorizzato in termini di idee e progettualità.
Per gli studenti e per il complessivo mondo giovanile della città si può pensare a un rilancio dell’idea innovativa già presente negli anni 70’. Stiamo parlando dei centri giovanili, che erano stati promossi dall’amministrazione comunale. Riprendere quello spirito produce vivacità culturale che viene affiancata a quella che già è presente in città.
La possibilità di creare nuovi immobili che sono in fase di ristrutturazione potrebbe permettere la formazione e il recupero di questi centri, vero e proprio motore culturale, luoghi di cultura sperimentale. Già a Forlì ci sono eventi di eccellenza, come alcuni festival che attraggono una presenza di cittadini anche provenienti da altre regioni italiane. Tutto questo fermento potrebbe trovare un momento, un luogo fisico e si può pensare ad un immobile come quello del Foro Boario che è in via di ristrutturazione.
Perché uno studente dovrebbe scegliere il campus di Forlì come ambiente per i suoi studi?
Uno studente dovrebbe scegliere il Campus di Forlì perché l’offerta didattica è ampia, i servizi sono all’avanguardia. Le facoltà forlivesi possono vantare di un alto livello qualitativo, gli standard sono molto alti. Se accanto a questo si unisce una maggiore attrattività della nostra città, si può pensare che Forlì venga scelta come sede principale dei propri studi.

Giorgio Calderoni, laureato in Giurisprudenza all’Università di Bologna, è stato Professore associato presso la Scuola di specializzazione in studi sull’amministrazione pubblica (Spisa) dal 2007 al 2019. Lo scorso 15 febbraio ha ufficializzato la sua candidatura a sindaco di Forlì’ con la coalizione di centrosinistra.
Guardando al tema ambientale, è sempre più all’ordine del giorno la cosiddetta “svolta ecologica”. Nel caso di una sua elezione, come pensa di muoversi per portare a termine la piena conversione ecologica della città?
Nel nostro programma facciamo esplicito riferimento all’agenda Onu 2030 per quanto riguarda il tema ambientale. Dobbiamo pensare a come sarà la nostra città tra dieci anni. Fondamentale è migliorare i livelli di attrattività anche in termini di qualità della vita. Le stesse aziende nel momento in cui decidono di investire in una città valutano se in quel luogo i criteri attinenti alla qualità della vita siano validi o meno.
Da questo punto di vista la nostra città è posizionata molto bene. Si può fare meglio, facendo della sostenibilità ambientale un fiore all’occhiello. Noi abbiamo in mente di pensare a una certificazione di Forlì, una certificazione leed for cities. Una certificazione americana che oltre a verificare la sostenibilità ambientale degli immobili, verifica anche la sostenibilità dell’intera città. Nel nostro paese c’è una sola città che si avvale di questa certificazione, Savona.
Questo è un esempio da seguire perché è una città che ha dimensioni più ridotte di Forlì ma ha un valido polo universitario ed è molto affine alla nostra realtà e quindi è una buona pratica, un esempio concreto da tenere presente per rendere la nostra città attrattiva e sostenibile sia per il Campus sia per i nuovi insediamenti produttivi.
Che ricordo ha della città quando lei era ragazzo e quale messaggio o promessa vorrebbe lasciare agli studenti in vista di una sua elezione a sindaco?
Io studiavo a Bologna visto che quando ero studente il Campus a Forlì non c’era. Frequentavo Giurisprudenza. La città di Forlì era sicuramente molto più provinciale di oggi. Attualmente gli scambi Erasmus consentono a circa 600 cittadini stranieri ogni anno di venire in città. Questa è una enorme ricchezza, una risorsa per la città utile per farci conoscere all’estero. Questo è uno dei grandi vantaggi che dal Campus possiamo trarre.
L’altro vantaggio è quello di guardare al Polo aeronautico ed aerospaziale. Il nostro polo è già un’eccellenza, ma bisognerebbe pensare a un nuovo sviluppo in tal senso. Il tutto, tenendo conto che tra poco, per merito di un’iniziativa di una cordata privata, in autunno, dovrebbe ripartire il nostro aeroporto, un’altra eccellenza da salvaguardare, che può anche essere utilizzato in termini di ricerca. Si potrebbe pensare anche all’istituzione di corsi di laurea legati alla sfera produttiva del nostro territorio, creando figure professionali di cui il mercato locale ha bisogno.