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17 Marzo 2019 / Musica

Post-rock dalla valle del Rubicone: intervista alle Dune Rosse

Desertico, psichedelico, sperimentale.

Potremmo definire così il sound delle Dune Rosse, formazione post-rock con influenze stoner composta da Lorenzo Gatti alla chitarra, Sonny Sbrighi al basso e Matteo Cipriani alla batteria. In un’Italia che punta sempre di più sulla musica orecchiabile e radiofonica, questi tre ragazzi hanno scommesso in un gruppo strumentale e sperimentale, la ripetizione vale il gioco di parole. Sebbene si tratti di una band esordiente, le Dune Rosse hanno scelto sin da subito di puntare su brani inediti, dei quali ci raccontano qualche curiosità in questa intervista per Schegge.

Foto di Chiara Rovesti.

Parlateci un po’ del vostro progetto musicale: chi sono le Dune Rosse? Come mai vi chiamate così?

Il nostro progetto nasce dalla voglia di sperimentare sonorità nuove e desertiche (sì, davvero), mescolando influenze stoner, psichedeliche e post-rock alla ricerca di un sound originale che potessimo sentire nostro al 100%. Per quanto riguarda il nome del nostro gruppo, Dune Rosse, ritenevamo fondamentale avere un nome in italiano in primis, e che rispecchiasse nella mente di chi lo legge e sente pronunciare l’aridità delle nostre distorsioni.

In un panorama musicale italiano che tende a favorire l’indie, voi avete fatto una scelta anti-commerciale: una band strumentale senza cantante. Quali sono le sfide e i vantaggi di questa decisione?

Sottointeso che anche se fossimo stati Calcutta 2 – La Vendetta sarebbe stata una sfida, il nostro progetto è nato con l’intento di creare musica che ci appagasse e che potesse trasmettere qualcosa a chi ci ascolta. Non avere un cantante e di scrivere pezzi sperimentali può complicare ulteriormente la ricerda di date per suonare, anche considerando che non siamo propriamente melodici e ascoltabili con leggerezza. D’altro canto, però, la sensazione di appagamento quando saliamo su un palco a suonare la nostra musica non si può misurare.

Foto di Chiara Rovesti.

Data l’assenza di testi, a cosa vi rifate quando scegliete i nomi dei vostri brani? Ce n’è uno al quale tenete particolarmente?

Per quanto riguarda i titoli, ci lasciamo andare alla prima idea che ci passa per la testa. In alternativa, ci arrovelliamo il cervello cambiando idea almeno 7-8 volte per poi tornare a quella inziale, che alla fine è sempre la migliore!

Raccontateci un aneddoto divertente dietro una canzone/live!

Una nostra peculiarità è che ogni volta che suoniamo dal vivo i nostri pezzi variano! In base a come ci va (o ce rode er culo, dice Matteo), variamo passaggi e dettagli in modo da cercare sempre di renderli migliori della volta precedente. Un esempio è il nostro primo pezzo, Helgen, che abbiamo completato dopo il… quarto brano!

Foto di Chiara Rovesti.

Siete una band esordiente, tra demo e primi passi live: quali sono i piani per il futuro?

Non appena sarà pronto, pubblicheremo un video live registrato presso la sala prove Woodoo Sounds Lab di Longiano. E, ovviamente, suoneremo live quanto più possibile. Siamo anche parte del Collettivo FazzLoud, gruppo di band della zona di Rimini e dintorni, con cui siamo sempre in moto per cercare nuove occasioni per suonare. Essendo mai soddisfatti della nostra musica, di settimana in settimana continueremo a rifinire i nostri pezzi e a scriverne di nuovi.

Se questa intervista vi ha incuriosito, vi proponiamo qui sotto Zero, il demo autoprodotto delle Dune Rosse, che vi consigliamo di seguire anche su Facebook e Instagram per tutti gli aggiornamenti su concerti e nuovi brani!

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Riguardo Ivana Murianni

Classe '95, studentessa di Mass Media e Politica. Retrogamer nostalgica, sceneggiatrice esordiente e bassista dall'animo rock, potrebbe essere avvistata mentre corre in giro per il mondo, persa nei suoi pensieri.

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