Ritorna la mia rubrica dedicata al cinema. Questa volta con qualche spunto politico.
Voglio parlarvi di un documentario che ha fatto molto scalpore a livello mediatico e politico: Il Sindaco – Italian politics for dummies. Si tratta di un contenuto prodotto da Ismaele La Vardera e Le Iene, diretto da Davide Parenti e Claudio Canepari e distribuito da Medusa.

La locandina de “Il Sindaco: Italian politics for dummies”
Doveva essere una grande denuncia al sistema Italia, agli accordi politici, al marcio che corrode ogni ambito del nostro maltrattato Paese.
Spoiler: non è nulla di tutto questo.
Il documentario narra le vicende di Ismaele La Vardera, un ragazzo di Palermo nato nel 1993, che dopo una gavetta nelle reti locali siciliane ha la grande chance, grazie ad un servizio sulle irregolarità nel voto delle europee a Villabate, di approdare a Le Iene. Nel 2017, ecco la sua folle idea: candidarsi come sindaco alle elezioni amministrative palermitane.

Uno dei manifesti della campagna elettorale di La Vardera
Al centro del suo programma elettorale una grande battaglia contro l’illegalità, contro il malcostume, a favore dell’accoglienza e contro quella mafia che sta distruggendo anno dopo anno quella meravigliosa terra che è la Sicilia. La Vardera si propone come candidato civico appoggiato solo da liste civiche. Fino ad un certo punto.
Quando capisce che l’unico modo per andare avanti è quello di ricorrere ai simboli di partiti più conosciuti, accetta le “avances” di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni. Ismaele La Vardera diventa il candidato della destra palermitana e conseguentemente qualche sua posizione dev’essere smussata.

Giorgia Meloni e Ismaele La Vardera
Sarebbe stato un incontro con Marianna Caronia, un’ex deputata di Forza Italia (ora passata al gruppo misto) all’Ars, a scatenare lo spirito legalitario di La Vardera. La Caronia, come si vede nel documentario, chiede a La Vardera di appoggiare la lista di Fabrizio Ferrandelli, il candidato del centrodestra, per ottenere almeno un posto da addetto stampa. Da quel momento, ogni incontro di La Vardera viene registrato e ripreso da una telecamera nascosta.
Vediamo Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti, Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Totò Cuffaro, Rosario Crocetta, Gianfranco Miccichè, Antonino Abbate, nipote del boss Gino Abbate, “Gino U Mitra” (condannato a 21 anni per mafia) e altri esponenti della politica e nazionale e siciliana.

Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini in una delle immagini catturate dalla telecamera nascosta di La Vardera
Ma cosa abbiamo scoperto dopo aver visto il documentario del “ciuffo rosso” palermitano?
Che nella politica esistono degli accordi pre-elettorali; che esiste il fenomeno del voto di scambio, che nella politica nulla è fatto senza avere un tornaconto personale; che un condannato per favoreggiamento personale a membri di Cosa Nostra può essere ancora influente a livello politico; che “la politica è sangue e merda“. Tutte cose già molto note.
Non c’era bisogno di questo documentario per capire che il sistema è marcio, che la mafia si aggira come un avvoltoio sul cadavere del sistema politico attuale. Non accetto che La Vardera venga paragonato anche solo minimamente a Paolo Borsellino e a Giovanni Falcone. I quali, per combattere la mafia e il sistema Italia, hanno messo a disposizione le loro vite. No. Ismaele La Vardera ha avuto coraggio, certo, ma l’ha avuto parzialmente e soprattutto per una sua grande voglia di apparire, di tentare di rendere utile un esperimento fallito.
Cosa sarebbe successo se non avesse preso il 2,59% dei consensi e se fosse entrato nel Consiglio comunale di Palermo? Avrebbe in ogni caso prodotto questo documentario o avrebbe accettato l’incarico ottenuto grazie ai voti degli ignari cittadini palermitani?
Non lo sapremo mai. Mi ha lasciato basito il fatto che lui sia diventato il candidato della destra attraverso un accordo pre-elettorale. Che non è tanto diverso da quelli che lui stesso ha denunciato.
La spettacolarizzazione e la parte comica/familiare dell’inchiesta mi hanno dato fastidio. Che cosa mi rappresenta la storia della madre di La Vardera che si riscopre salviniana in un documentario che vuole essere una denuncia feroce al sistema politico? Come è possibile che si riesca a ridere e a uscire completamente indifferenti dopo la visione di un prodotto che dovrebbe far incazzare chiunque? Come è possibile che si riescano a far apparire simpatici persino Totò Cuffaro e le sue battute?
Queste sono solo alcune delle domande che mi sono posto e che vorrei porre a Ismaele.

La Vardera presenta il suo documentario in un’intervista a Le Iene
Io sono uscito dalla sala incazzato. Incazzato con Le Iene e La Vardera per aver pubblicizzato un prodotto in una maniera completamente diversa da ciò che in realtà ho visto in sala.
Solidarietà a Ismaele La Vardera e alla sua famiglia per le minacce ricevute ma il suo documentario, a mio parere, vale veramente poco.
Per essere accostato ai grandi giornalisti che hanno parlato di mafia la strada è ancora lunga. Ed è necessario che si stacchi da questa spasmodica voglia di apparire e di essere popolare.
Articolo di Matteo Sportelli