di Sonia Curzel
Prima o poi vi sarà capitato di esservi fatti bocciare. A qualcuno capita all’esame della patente, alcuni cadono alla maturità, altri ancora vedono la loro prima traumatica bocciatura solo all’università. Ma cosa sta dietro a questa parola?
Dal tardo 18esimo secolo in Inghilterra per votare l’ammissione degli uomini nei club si usava un sistema particolare di scheda elettorale. Non era come la immaginiamo noi, bensì la votazione era fatta in una scatola coperta in cui gli elettori inserivano una pallina bianca se erano a favore dell’introduzione di un nuovo membro, o una nera se ne volevano bocciare l’ammissione. Dunque se c’erano delle obiezioni una volta aperta la scatola si vedeva subito, contando il numero di palline nere. Da qui il verbo “to blackball”, tradotto poi in italiano con bocciare.
E siccome con tutti gli esami da fare saremo così fuoricorso che ci laureeremo intorno ai 65 anni, non resterà che andare al campetto coi nostri compagni di corso a bere vino e a giocare a bocce. Questo gioco ha origini antichissime, pare sia nato in Turchia intorno al 7000 a.C. e si sia poi diffuso in tutto il mondo, in particolare con la grande ondata di emigrazione italiana di fine 1800. Non è uno sport olimpico perché ci sono troppe regole e varianti: dalla grandezza delle bocce al il numero di giocatori. Si può giocare uno contro uno fino ad un massimo di quattro contro quattro.
Ma veniamo a bocciare; in questo sport significa semplicemente colpire con una bocciata (un tiro di boccia) una delle palle dell’avversario. Sbocciare invece è più tecnico, non deriva dall’immortale singolo del Pagante “Si sboccia”, ma si riferisce alla mossa del bocciatore che colpisce la palla dell’altro per eliminarla. Se vi interessa andate ad informarvi sul sito della Federazione Italiana di Bocce, o andate a provare in uno dei campi intorno a Forlì!
Siamo in inverno, quindi non vedremo per ancora un paio di mesi fiori sbocciare, ma potrebbero sbocciare sentimenti di amore o odio verso compagni di corso o verso la sessione invernale. E a proposito della sessione, veniamo all’utilizzo più temuto di questo verbo. Silurare, segare, rimandare, e chi più ne ha più ne metta. Il significato? Essere rimandati a settembre per chi è ancora al liceo. Per noi universitari essere bocciati ad un esame vuol dire buttare via giornate di studio ma anche rendersi conto che in effetti non l’avevamo preparato proprio, perchè eravamo troppo occupati a metterci in pari con le serie tv. E quindi dopo aver fatto un esame di coscienza ci rendiamo conto che quel 17 ci stava anche.
Questo sentimento non sembra essere condiviso dal nostro governo, che ha svolto un compito non da sufficienza, una manovra finanziaria che non è in linea coi criteri dell’eurozona. Era previsto che la Commissione Europea avrebbe bocciato la manovra economica, perché i dati risultano troppo ottimistici e creerebbe un debito eccessivo. Tuttavia labocciatura non sembra preoccupare il terzetto Conte-Salvini-Di Maio. A quanto pare il dialogo con l’UE però rimane aperto. In particolare il nostro presidente del Consiglio ha sottolineato l’importanza di dialogare con le istituzioni europee e così ha fatto anche il commissario europeo agli affari economici Pierre Moscovici, aggiungendo però che
“Possiamo avere un accordo sulle regole, avvicinarci a queste regole, ma non può esserci una trattativa da mercanti di tappeti (…)Nel tennis quando la pallina cade sulla linea, magari leggermente all’esterno, un arbitro indulgente puo’ considerare che hai segnato il punto (…) Ma se lanci la pallina sugli spalti, non c’è arbitro che possa accettare il punto. Oggi, con l’Italia, la pallina è sugli spalti, e la Commissione è l’arbitro”.
Poco contento e meno disponibile alla collaborazione si è rivelato Matteo Salvini, dichiarandosi insultato dalle parole di Moscovici. Si è parlato tanto anche di procedura di infrazione e in estremo, anche di sanzioni, ma le procedure sono lunghe. Prima di gennaio non si metterà niente in moto, abbiamo tempo per pensare a come vogliamo agire.
Come per ogni bocciatura possiamo stare a lamentarci per l’ingiustizia dell’ università, per il torto che ci è stato fatto. E in alcuni casi è possibile che abbiamo ragione. Ma essere bocciati due volte vuol dire che non ci siamo proprio preparati, o non abbiamo fatto nessun passo in avanti. Quindi possiamo finire a non passare mai gli esami e non laurearci mai o rimboccarci le maniche e rivedere gli appunti, modificare la strategia e passarli. Ma se continuiamo ad agire secondo la filosofia attuale di Matteo Salvini che ha affermato: “Noi passi indietro non ne facciamo”, allora rimarremo bloccati in un punto di stallo e prima o poi dovremo abbandonare l’università ed andare a fare qualcos’altro. Una bocciatura può essere una vera e propria sconfitta, ma è solo un punto di partenza, non può essere la destinazione finale.