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4 Novembre 2018 / Cinema

Romagna: “Solo cose belle”. E dove trovarle

La Romagna si trasforma da terra di buon cibo a terra di buon cinema

6380,6 km quadrati di territorio; 1 milione 281 243 persone che lo abitano. Caratteristiche, queste, ammirate e ricordate in tutto il mondo, e che fanno di questo luogo una fucina di iniziative ed eventi sia culturali che enogastronomici. La Romagna è, anche per questo, la patria dell’ospitalità e del buon vivere. Nell’anno 2018, quello che la porterà al successo sarà una novità resa possibile dai numerosi enti e associazioni presenti sul territorio. I quali hanno deciso di mettersi in gioco per dare voce ad un progetto figlio dei nostri tempi.

Se si pensa che il cinema debba essere fatto solo nei grandi studi cinematografici allora non perdiamoci l’appuntamento con il nuovissimo lungometraggio del regista Kristian Gianfreda, interamente realizzato nella terra di Romagna. Il 7 dicembre 2018, al Palacongressi di Rimini, verrà presentata la prima del film dal titolo Solo cose belle. La pellicola riprende la frase: “ Le cose belle prima si fanno e poi si pensano”. Una citazione, questa, che si ispira al fondatore della comunità Papa Giovanni XXIII, Don Oreste Benzi.

Il progetto è finanziato dalla Film Commission Emilia-Romagna ed è prodotto da Coffeetime Film, società audio-visiva nel riminese e Sunset Produzioni, agenzia di comunicazione del forlivese. Quest’ultima, dal 2010, è impegnata nella produzione di film e documentari, e ha tra gli obiettivi quello di realizzare di progetti ed eventi culturali curandone vari aspetti. Inoltre, importante è stata la collaborazione con la comunità Papa Giovanni XXIII, da sempre molto attiva nella lotta a problemi come l’emarginazione e la povertà.

Immagine dal set di Solo cose belle (Fonte: Comunità Papa Giovanni XXIII)

Solo cose belle: gli obiettivi del film

L’obiettivo, spiegato dal regista Kristian Gianfreda, è quello di “Portare la diversità nello schermo dandogli voce e dignità”. Gianfreda realizza da più di vent’anni spot e cortometraggi sociali. La diversità della quale il film tratta è quella che possiamo trovare tutti i giorni all’interno di un servizio giornalistico o in ambienti che siamo soliti frequentare. Il lungometraggio presenta diversi esempi di esclusione sociale e vita ai margini. Sul set, a recitare la propria disabilità sono gli stessi ragazzi disabili; così come un ex-prostituta e un carcerato hanno lavorato fianco a fianco degli attori che recitavano quel ruolo. Passare del tempo insieme, unendo la vita della Casa Famiglia con la vita in scena, ha permesso di far conoscere ad entrambe le parti due mondi tra loro molto distanti. I quali, grazie a questo film, hanno trovato  modo di coesistere.

Gli attori, per meglio interpretare i personaggi, hanno trascorso del tempo con i soggetti dai quali prendevano spunto. Il tutto, per capirne le complessità, i caratteri, le movenze. Gli ospiti della Casa Famiglia, a loro volta, si sono sentiti coinvolti in qualcosa di importante; qualcosa di completamente diverso dal senso di esclusione del quale erano vittime fino a poco tempo prima. Le riprese del film sono state girate a S. Giovanni in Marignano, borgo dell’entroterra riminese. Hanno tuttavia avuto come altre ambientazioni anche le località di Verucchio, Rimini, Riccione e Cattolica.

Già da questa breve descrizione, riusciamo a capire il cuore del film: due mondi che si incontrano. Il primo, fatto di apparenze e modelli ideali di comportamento dei quali si fanno portavoce il borgo di S. Giovanni, con il suo Sindaco e Benedetta, la figlia, la quale cerca una via di uscita da questa realtà troppo stretta. Il secondo, la Casa Famiglia: uno spazio neutro, dove tutti sono ben accolti e dove le differenze si annullano. Le parole chiave di questo progetto e il fine verso il quale tende sono attenzione per gli altri, rispetto delle diversità, elogio alle persone e alla vita. Tutte caratteristiche trite e ritrite ma mai veramente apprezzate.

Articolo di Agnese Zoppelli

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