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18 Ottobre 2018 / Arte

L’avventura di Michelangelo Antonioni

La rubrica di Matteo Sportelli continua. Sempre divisa in due. Una parte ricercata e chic e una un po’ meno.

Questa volta parlerò di un lavoro cinematografico che, come Salò di Pasolini, ha creato scompigli mediatici ma che ha avuto anche il merito di crearne altrettanti alla mia anima e alla mia visione della vita.

Ho deciso di affidarvi la visione del mio film preferito: L’avventura di Michelangelo Antonioni.
Si tratta di un’opera del 1960, con Monica Vitti (Claudia) Gabriele Ferzetti (Sandro) e Lea Massari (Anna). E’ il primo film della trilogia dell’incomunicabilità di Antonioni ed il film che dà inizio al sodalizio artistico-sentimentale tra la Vitti e Antonioni.

Ho visto questo film la prima volta durante una lezione di Storia del cinema italiano tenuta dal Professor Gianni Canova all’Università Iulm di Milano e sinceramente mi aspettavo il classico lungometraggio capace di ammorbare anche il più entusiasta tra gli spettatori. Mi sono piacevolmente sbagliato.
Certo, non stiamo parlando di una commedia divertente o di un film dotato di una trama talmente avvincente da tenere incollati allo schermo ma è un film adatto a chi va in profondità e a chi ancora cerca emozioni. Michelangelo Antonioni è un Maestro in questo: raccontare il nulla per due ore e venti di film ma lasciare basiti davanti a questo apparente nulla. Senza un finale, senza una spiegazione, senza un colpo di scena.
L’avventura mette in scena l’incapacità di amare, e la racconta attraverso la sparizione di una donna che non verrà spiegata e non verrà risolta. Non esiste comunicazione, non esistono sentimenti, esiste solo un lento scorrere di momenti apparentemente inutili e privi di valore.

La costante presenza di soglie suggerisce una costante distanza tra i personaggi, distanza dettata dal fatto che l’incomunicabilità è l’elemento portante della pellicola. Vedrete Claudia dietro una porta spiare Sandro e Anna durante i loro momenti intimi e un costante entrare ed uscire da porte utilizzate come elemento simbolico.

Ciò che mi ha colpito è il continuo susseguirsi di donne nella vita di Sandro, che come il protagonista de Il Piacere di Gabriele D’Annunzio, Andrea Sperelli, rimarrà terribilmente solo e illuso da quel via vai di corpi apatici che non fanno altro che ribadirgli che non è in grado di amare.

Solo la mano di Claudia appoggiata su di lui nella scena finale può suggerire una sorta di perdono o forse solo un segno di solidarietà da chi come lui non ha sentimenti.

Guardatelo perché Antonioni va osservato, capito, amato od odiato. Andate oltre la superficie delle immagini, indagate anche voi in stessi e provate a riflettere. Se invece vi annoierete, non vergognatevi a farmelo sapere ma tentate di perdervi nei meandri di questo film, come fosse un labirinto.

Non sarà facile parlare di Antonioni senza sembrare raffinato e ricercato ma mi ci metterò d’impegno.

Siete malinconici, riflessivi e introspettivi? L’avventura vi aiuterà a non uscire mai da questo vostro malessere interiore.
Da un punto di vista nazionalpopolare si può dire che chi non sa niente di cinema probabilmente si stancherà dopo 42 secondi. Siamo ormai abituati ad apprezzare i film solo se spiegano storie, se hanno colonne di sonore fighe o se non impegnano più di tanto la mente.
Ecco, L’avventura non ha nulla di tutto questo. E’ un film lento, prolisso, noioso e poco spettacolare.
Parliamo di un film in bianco e nero in un periodo in cui il colore già esisteva. Si tratta quindi di qualcosa di volutamente alienante e anacronistico.
Al 13° Festival di Cannes del 1960 la pellicola venne accolta con fischi, ma proprio in quell’occasione Roberto Rossellini disse:

L’avventura è il più bel film mai presentato a un festival.

Se volete un film poco impegnativo cercate qualcos’altro, però sappiate che gli altri film non hanno Monica Vitti.

Articolo di Matteo Sportelli

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Riguardo Matteo Sportelli

Sono laureato in comunicazione media e pubblicità alla Iulm di Milano. Non vi dico altro di me, so che non ve ne frega niente. Scopritemi, vivetemi, amatemi, odiatemi, indagatemi, leggetemi, scrivetemi.

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