• Skip to primary navigation
  • Skip to content
  • Skip to footer

Schegge

Magazine

Menù

  • Categorie
    • Politica
    • Culture
    • Musica
    • Illustrazioni
    • Cinema
    • Sport
    • Letteratura
    • Innovazioni
    • Arte
  • Contatti
  • Chi sono le Schegge?
  • Unisciti alle Schegge

14 Ottobre 2018 / Editoriale

Nemici della vita. La legge 194, la Polonia e noi

La scorsa settimana sono arrivate le parole dure del Pontefice sul tema dell’aborto, dopo che Verona è stata dichiarata prima città ProVita. Il tutto, mentre Alberto Zelger, il leghista promotore della mozione, esultava: “noi come la Russia e la Polonia”.

“Non si può, non è giusto eliminare un essere umano perché piccolo per risolvere un problema. È come affittare un sicario per risolvere un problema”.

Queste le parole di Papa Bergoglio che riaprono in Italia il dibattito sulla legge 194/78 in materia di Interruzione Volontaria della Gravidanza. Si riapre così uno dei grandi temi delle scorse settimane, rivisto in tutte e le salse e reinterpretato in tutte le maniere. Il tutto, mentre questo sabato Verona è stata teatro della manifestazione da parte delle attiviste e degli attivisti di Non una di meno a favore della 194.

In un sistema di informazione basato sull’hashtag, le parole del papa hanno attirato l’attenzione su tutti i progetti ProLife del paese; in particolare sulla città di Verona, che tra il 4 e il 5 Ottobre scorsi si è dichiarata città a favore della vita, per inserire nel bilancio fondi per le associazioni contro l’aborto.

Verona, già definita da Il Fatto Quotidiano come “il cuore nero del Nord”, è una città che ha già fatto parlare di sé in materia di famiglia tradizionale negli ultimi sei mesi. Basti ricordare le dichiarazioni dello scorso giugno di Lorenzo Fontana, ex vicesindaco della patria di Romeo e Giulietta e nuovo ministro della Famiglia e disabilità, riguardo alle unioni civili (“Le famiglie arcobaleno non esistono”, aveva detto).

Le posizioni a favore della natalità espresse da più personalità di questo ambiente presumono una responsabilità, oltre che morale, anche civile nelle scelte individuali di una donna gravida. Secondo le posizioni di questi cosiddetti “natalisti”, è la diffusione della pratica dell’aborto a cuor leggero a portare gli italiani ad una lenta estinzione. Questo, unitamente  alla diffusione dei sistemi contraccettivi e dei rapporti omosessuali. Per una panoramica di questo sistema di vedute, è utile ascoltare l’intervista rilasciata proprio dal leghista tradizionalista Alberto Zelger alla trasmissione radiofonica La Zanzara del 6 Ottobre scorso

Il caso polacco: il progetto Rodzina 500+

Nello specifico, Zelger fa riferimento alla situazione della Polonia, dove, afferma, “la legge 500+ dà contributi alle famiglie con più di due figli. Su questo mi soffermerei”.

Trattasi del progetto Rodzina 500+ del Ministero per la Famiglia, il Lavoro e le Politiche Sociali polacco (Ministerstwo Rodziny, Pracy i Polytiki Społecznej). Il suddetto ministero elargisce, previa richiesta, un contributo di 500 złotych al mese (al cambio odierno circa 116 euro) per ogni secondo figlio di ogni famiglia indipendentemente dal reddito. Hanno poi diritto alla suddetta somma anche i primi figli di famiglie con reddito medio di massimo 800 złotych mensili pro capite (185 euro), soglia che si alza a 1200 złotych (279 euro) per famiglie con figli di certificata disabilità.

Secondo Zelger, consigliere comunale a Verona, misure del genere aumentano la natalità e contribuiscono a ridurre il numero di aborti. Si può anche essere d’accordo con queste posizioni, ma si guarda spesso con superficialità alla situazione interna del suddetto Stato.

La Polonia, dove le unioni civili non sono ancora permesse, anche per svariate proteste della popolazione contro tali misure (si ricordino gli slogan “Qui siamo in Polonia non a Bruxelles, qui non si negano le perversioni per le strade di Cracovia”), è il paradiso dei natalisti.

L’aborto è sì legale, ma se motivato (per esempio da malformazioni del feto o simili). Ma le cose cambiano, e ovviamente in direzione conservatrice.

La maggior parte degli aborti in Polonia oggi è motivata per l’appunto da displasie del feto. Questo ha portato i conservatori a considerare il sistema delle interruzioni di gravidanza come un enorme progetto di eugenetica. “Lo faceva anche Hitler“, tuonano i conservatori.

Proprio Hitler e la seconda guerra mondiale stanno diventando l’esempio preferito di moltissimi giornalisti, politici e opinionisti. Non posso che prendere una posizione contraria a questo tipo di strumentalizzazione della storia.

Zelger e i conservatori polacchi usano l’eugenetica Hitleriana come strumento di critica della pratica dell’aborto che abbassa la natalità? Ma Hitler era un natalista convinto. I suoi progetti di eugenetica, oltre a comprendere l’eliminazione delle razze inferiori come disabili, slavi, ebrei, zingari e omosessuali (altro grande ostacolo alla natalità), prevedevano la moltiplicazione della razza bianca ariana. Prevedevano una responsabilità civile nei rapporti interpersonali: devi dare figli alla patria, ce ne occuperemo noi poi; ci occuperemo della loro nutrizione, della loro educazione e della loro formazione.

Visto poi il riferimento di Zelger alla Polonia (il più importante dei paesi del blocco di Vísegrad), va ricordato il rifiuto di quest’ultima delle quote di migranti stabilite dall’Unione Europea. Va anche detto che oltre al Czarny protest (la Protesta Nera in favore appunto della legalizzazione dell’aborto su richiesta, in difesa della costituzione e della Corte Costituzionale) che dura ormai da due anni, nel giugno scorso le madri di figli con disabilità hanno occupato il parlamento in segno di protesta.

Perché? Perché nella riforma dei criteri di assegnazione dei contributi di invalidità erano stati escluse le persone di età inferiore ai 16 anni.

Quindi anche dal progetto 500+ venivano tolti i contributi ai bambini disabili, in quanto la loro disabilità poteva venire certificata solo dopo il sedicesimo anno di vita.

La realtà racconta una Polonia divisa a metà, tra conservatori e progressisti. Ma anche qui ci troviamo di fronte ad un paradosso. Nella creazione di quella nuova Europa sovranista di cui parla Salvini bisogna considerare le contraddizioni della cosa. La Polonia è attualmente a maggioranza sovranista, è per la famiglia tradizionale e l’autodeterminazione, non accetta l’arrivo di migranti. Sembra di sentire parlare Fontana e Orbán.

Il nazionalismo polacco però detesta Putin (al contrario di quello Salviniano); senza contare che per l’Italia una della due soluzioni del problema dell’immigrazione è la redistribuzione dei richiedenti asilo. Una soluzione, quest’ultima, contrastata sia dalla Polonia che dall’Ungheria. È difficile trovare una comunanza di intenti in partiti che fanno dell’ “ognuno per sé” una filosofia di vita.

Finita questa corta presentazione mi viene spontaneo chiedere: è giusto chiamare in causa paesi stranieri, con realtà religiose e problemi interni diversi dai nostri, in materia di etica e politica estera (citandoli superficialmente, per giunta)?

La 194, nel nostro paese con i nostri problemi, ha ridotto il numero di aborti, li ha controllati. Ha fatto sì che le interruzioni di gravidanza passassero dalle mani di macellai e praticoni clandestini alle mani di medici specializzati. Il tutto, passando a strutture adatte che hanno diminuito le complicazioni post-aborto e hanno ridotto anche le morti delle madri dopo l’intervento.

Si fa leva sulla facilità nell’abortire senza tenere conto del trauma psicologico delle madri che lo fanno. Non si va ad abortire a cuor leggero. L’aborto deve rimanere sotto il controllo di strutture del genere per non ritornare alla pratica di questi interventi in clandestinità.

Se questo dal punto di vista etico va poi a urtare la coscienza di una parte dei cittadini di uno stato laico, nulla vieta loro di instituire o rafforzare consultori familiari, hotspot o siti internet che guidino l’individuo in queste scelte. Attraverso il convincimento delle madri si combatte il fenomeno dell’aborto, non attraverso il divieto di questo. La sensibilizzazione e la diffusione dei metodi contraccettivi, senza barriere mentali di genere, aiutano a prevenire queste situazioni.

Mi appello dunque a chi fa dialettica in questa direzione di considerare la molteplicità di situazioni che portano ad una interruzione volontaria della gravidanza e di provare a scendere al dialogo con persone che si trovano in questa situazione, invece di rendere illecite strade che, se non verranno percorse nella legalità, verranno percorse comunque nell’illegalità.

Articolo di Francesco Gallo

Segui Schegge su Facebook e Instagram

 

Share this

Previous Post: « Israele. Due attiviste BDS condannate a risarcire il tempo libero di tre adolescenti israeliane
Next Post: Nadia Murad: raccontare lo stupro di guerra »

You may also like

  • 11 Settembre 2020 / Politica

    La Dottrina Monroe è viva? Stati Uniti e America Latina

  • 4 Febbraio 2019 / Culture

    Pensieri di un innamorato cronico – pt.4

  • 14 Aprile 2020 / Editoriale

    Solitudine e pensieri

  • Newsletter

  • Follow Me

  • Top 3

    • Politica
    • Uncategorized
    • Culture

Riguardo Francesco Gallo

Ho 23 anni e ho studiato Lingue straniere all'Università di Padova. Dal 2016 ho vissuto prima in Repubblica Ceca, poi in Slovacchia dove vivo attualmente. Mi occupo di finestre sulle realtà europee per Schegge ufficialmente dal giugno scorso. Fanno parte dei miei interessi accademici la letteratura ebraica della Mitteleuropa e la filologia slava. Tra gli interessi non accademici si possono annoverare il post-rock, il rugby e programmi radiofonici open-mic.

Footer

Facebook – Instagram

Iscriviti alla newsletter

S

© 2023 ScheggeMLEKOSHI

Newsletter

Iscriviti alla newsletter e non perdere i nuovi articoli