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7 Ottobre 2018 / Editoriale

Di Maio in peggio

di Federico Gonzato

Conosciamo bene lo stato comatoso del mondo della stampa, dell’editoria e del giornalismo italiano. Non passa giorno, infatti, che non si senta il caso della crisi di un giornale, di un periodico o di una casa editrice.

Ultimo di questi casi, emerso nelle ultime settimane, è il caso del gruppo GEDI. Quest’ultimo è il gruppo editoriale che distribuisce quotidiani come La Repubblica e La Stampa, nonché settimanali come L’Espresso.

Nemmeno due settimane fa, la direzione del gruppo GEDI ha comunicato al comitato di redazione del settimanale diretto da Marco Damilano la volontà di applicare a tutta la redazione un contratto di solidarietà che comporterebbe un taglio del 30 per cento degli stipendi dei giornalisti, e alla chiusura di fatto del sito Internet del giornale.

Checché se ne pensi a riguardo de L’Espresso, o dei giornali del gruppo GEDI, il problema è importante: quando un giornale è costretto a tagli e, magari, alla chiusura, è sempre e comunque una perdita per il dibattito e l’informazione democratici.

E, dal nostro punto di vista, da piccola redazione come siamo, ci rammarichiamo di ciò. Ci rammarichiamo, soprattutto, se chi è al potere gode delle disgrazie altrui piuttosto che pensare alle beghe politiche in cui si ritrova. Il riferimento va ovviamente al nostro mega ministro galattico del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio che nel giro di poche ore ha inanellato una serie di uscite funamboliche.

Uscita numero uno:

“Per fortuna ci siamo vaccinati anni fa dalle bufale, dalle fake news dei giornali e si stanno vaccinando anche tanti altri cittadini tanto è vero che stanno morendo parecchi giornali tra cui quelli del gruppo l’Espresso che, mi dispiace per i lavoratori, stanno addirittura avviando dei processi di esuberi al loro interno perché nessuno li legge più perché ogni giorno passano il tempo ad alterare la realtà e non a raccontare la realtà”.

Da buon ministro del lavoro che si rispetti da un lato solidarizza con i poveri lavoratori in esubero, dall’altro però gode come un riccio all’idea che i giornali chiudano. Un colpo al cerchio ed uno alla botte. Immaginiamo dunque i giornalisti, gaudenti nel loro esubero, mentre sentono la vicinanza di un ministro che si dispiace per loro ma allo stesso tempo si compiace della crisi degli stessi giornali che danno lavoro a quegli stessi giornalisti. Mancava solo che il nostro Luigi dicesse: “Beh, cari articolisti, non vi resta che il calcetto”. Tuttavia, quel suggerimento era già stato usato dal precedente ministro del Lavoro – ci meritiamo sempre il meglio evidentemente – e quindi niente per stavolta.

Ma per il nostro super ministro non basta. Come naturale, si leva a stretto giro l’indignazione di tutta la stampa che prende a pernacchie il nostro Luigi. A questo punto, uno penserebbe: “L’ho sparata grossa, meglio che mi taccia”. E invece no, il nostro uomo continua imperterrito. Evidentemente, non ha nient’altro di meglio a cui pensare, tipo, che so, una manovra economica ed una legge di bilancio da presentare entro metà ottobre.

Uscita numero due:

“I giornali non facciano le vittime. Sanno benissimo che non ho poteri per chiuderli”.

Come dire: vi ho preso a pesci in faccia fino ad ora, però dai, siete dei frignoni. Se potessi farei molto di più, ma mannaggia non posso neanche chiudervi con un bel decreto. Ed ecco la famosa democrazia diretta. Diretta da chi? Da lui, ovviamente.

Se la prima dichiarazione era già di uno spessore importante, la seconda raggiunge vette inesplorate. Di male in peggio, si potrebbe dire. Anzi, Di Maio in peggio.

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Riguardo Federico Gonzato

23 anni, veronese (fieramente) di campagna, una laurea in Scienze Politiche in quel di Padova. Alle medie ero una schiappa a scrivere, poi mi hanno menato (grammaticalmente) ed eccomi qua. Ho iniziato a dedicarmi al giornalismo 4 anni fa e sono passato per diverse testate online. Attualmente collaboro con Termometro Politico e Schegge, di cui sono diventato caporedattore nel settembre 2018. Faccio meme, amo la Pallavolo, non disdegno il Calcio, ovvero Sergio Pellissier. Produttore di meme per passione.

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