È giunto il fatidico momento: giovedì 14 giugno iniziano i mondiali di calcio e la Repubblica, come altri giornali si domandano già per chi gli italiani dovrebbero tifare.
Detto, fatto. Ho colto la lacuna calcistica tristemente patita da tutti, fedeli e non, per mettere sotto i riflettori un’altra questione sportiva. A che punto è l’Italia nel calcio femminile? La risposta potrebbe a questo quesito potrebbe trasformarsi nella risposta che il giornale di Calabrese si pone. Abbiamo fatto la stessa domanda a una che di calcio se ne intende, o che comunque bazzica nell’ambiente.
Federica Ramires, 26 anni, aostana, ex studentessa, tifosa incallita del Milan e giocatrice in prima linea.
Nazionale femminile di calcio che arriva ai mondiali e quella maschile no. Considerazioni?
Personalmente sono molto contenta. Le giocatrici della nazionale hanno davvero creato un bel gruppo e si sono meritate questo traguardo. Il fatto che capiti loro di arrivare ai mondiali l’anno in cui la nazionale maschile non ce l’ha fatta, forse, può per una volta far cadere l’occhio anche sulla faccia rosa di questo sport e farlo finalmente decollare.
Qual è la situazione italiana dello sport al femminile? E negli altri paesi?
Rimanendo a livello europeo, diciamo che c’è un abisso fra il calcio femminile italiano e quello di paesi come Francia e Germania. C’è però da dire che qualcosa si sta muovendo anche nella nostra penisola. In primo luogo, la nascita della Juventus Women in questa stagione calcistica, una realtà che si spera porti proprio a dare il giusto riconoscimento al calcio femminile anche in Italia. Poi recentemente, la decisione della Federcalcio di organizzare dall’anno prossimo i due principali campionati: un primo passo verso il semi-professionismo delle calciatrici. Infine, due grandi brand hanno messo sotto contratto due calciatrici italiane: Cristiana Girelli ha firmato con la Puma, Regina Baresi con Adidas. Insomma, siamo ancora indietro ma non si può di certo dire che non ci sia volontà di uscire dall’ombra!
Quanto i media contribuiscono a vederla come tale?
Ovviamente, come in ogni ambito, anche i media contribuiscono ad una tale (non) visione del calcio femminile. L’attenzione che viene data a questo sport in televisione, sui giornali e internet è minima, se non del tutto assente, il che ha due principali conseguenze: stadi vuoti e una visibilità che non può per forza di cose crescere.
E’ una condizione che affligge gli sport in generale?
Purtroppo, è una condizione che in Italia affligge anche altri sport. Sappiamo benissimo tutti che si parla solo di calcio maschile, qualsiasi altro sport o non è minimamente menzionato o può essere felice quando compare in un trafiletto nei giornali.
Quote rosa all’interno della direzione del Coni, si o no?
Assolutamente sì. Si tratta di una grande svolta in un Paese in cui lo squilibrio fra i generi nell’assegnazione delle cariche è ancora molto forte.
Gender gap pay anche nel calcio?
Il disequilibrio di salari tra i salari maschili e quelli femminili è realtà anche nel calcio, ma all’ennesima potenza. Diciamo che nel calcio femminile quello che fa andare avanti le calciatrici è la passione. Non essendo, infatti, professioniste, queste ricevono al massimo un rimborso spese. Continuando su questa strada di cambiamento, un giorno magari si riuscirà ad ottenere una parità…
La tua esperienza: che idea ha la gente quando dici che giochi a calcio?
Ci sono tre categorie principali di reazioni che possono realizzarsi separate oppure tutte assieme. La prima, quella dello sbalordimento, in negativo però: è lo sport che non ti aspetteresti mai che piaccia ad una ragazza. La seconda, quella dell’incredulità, incredulità di fronte all’esistenza di squadre di calcio interamente femminili. La terza, dell’incapacità, ovvero la visione esclusivamente ridicola delle persone quando pensano a delle ragazze che giocano a calcio: se è uno sport per maschi, automaticamente l’altro sesso non può esserne all’altezza.
Diciamo che poche persone al mio “gioco a calcio” mi hanno battuto il cinque.
Cosa si può fare per far cambiare idea o dare più rilevanza al calcio femminile rispetto al calcio maschile?
Visto che le idee non mancano e considerando anche che dalla FIGC ultimamente stanno arrivando buone notizie, credo sia ora di forzare la mano. Trovare un modo, una piattaforma, per far conoscere il calcio femminile è sicuramente indispensabile ma, dall’altro lato, le calciatrici stesse potrebbero sfruttare ancora maggiormente i loro profili social per attirare l’attenzione sul loro mondo.
Inoltre, speriamo che i giornalisti sportivi riservino uno spazio al movimento femminile grazie alla qualificazione delle azzurre, coprendo il vuoto lasciato dalla squadra maschile!
Dunque, chi devono tifare quest’anno gli italiani? La nazionale femminile.
Articolo di Giada Pasquettaz