• Skip to primary navigation
  • Skip to content
  • Skip to footer

Schegge

Magazine

Menù

  • Categorie
    • Politica
    • Culture
    • Musica
    • Illustrazioni
    • Cinema
    • Sport
    • Letteratura
    • Innovazioni
    • Arte
  • Contatti
  • Chi sono le Schegge?
  • Unisciti alle Schegge

8 Giugno 2018 / Culture

“Sei trentino? Allora non hai problemi col tedesco!”

Viaggio tra le minoranze linguistiche del Trentino-Alto Adige

Il Trentino è una provincia in cui si parla italiano; l’Alto Adige in cui si parlano tedesco e italiano. Le due province sono accomunate dall’uso del ladino. In Trentino, inoltre, esistono due isole linguistiche germanofone: la Valle dei Mócheni (con la linguamóchena) e il paesino diLuserna (con il cimbro).

L’Italia è un paese variegato e presenta, in Europa, una rara caratteristica per quanto concerne il vasto patrimonio linguistico interno. La grande marmellata culturale che nella storia si è spalmata su tutto lo Stivale ha lasciato un segno che, ai giorni nostri, rappresenta un elemento etnico spesso sconosciuto alle masse e davvero eccezionale nel suo genere, in tutti i sensi del significato.

La nazione racchiude infatti le tre maggiori famiglie linguistiche europee, più altre due di diffusione europea minore:

  • la prima famiglia è, naturalmente, quella delle lingue neolatine, come nel caso dell’italiano, dei vari dialetti regionali, del ladino, del francese valdostano (il cui dialetto è una variante storica franco-provenzale), del sardo e del catalano, parlato nel comune di Alghero, in Sardegna.
  • la seconda, invece, quella delle lingue germaniche, come l’uso del tedesco in provincia di Bolzano/Bozen (nella quale il relativo dialetto sudtirolese è di origini bavaro-tirolese), delle isole linguistiche già menzionate di cui parleremo nel paragrafo dedicato al Trentino e del walser, parlata germanofona diffusa alle pendici del Monte Rosa, tra Piemonte e Valle d’Aosta.
  • la terza, quella del ceppo slavo, come lo sloveno sparso in diversi comuni del Friuli Venezia Giulia e il croato in Molise (ereditato in tre comuni da alcuni profughi dalmati del XV secolo).
  • infine, la diffusione nel sud Italia dell’arbëreshe (una lingua della famiglia albanese, proveniente dal forte esodo cominciato nel XV secolo dall’Albania all’Italia, di cui oggi si contano circa ben centomila parlanti) e, come altrettante piccole isole linguistiche, quella di origini greche in alcune comunità sparse tra il Salento e la Calabria.

Conosciamo, in questo articolo, le lingue della regione Trentino-Alto Adige, capace di raccogliere in un’unica realtà alpina, il mondo latino e quello germanico e di averne caratterizzato la storia locale, tra divisioni ed unioni interne.

La diffusione linguistica della regione: in rosso l’area di lingua italiana; in verde quella tedesca; in blu quella ladina; il rosso chiaro la val di Non col suo dialetto.

 

LA QUESTIONE ALTOATESINA

Tra le varie regioni europee nelle quali si comunica in più modi, il Trentino Alto Adige possiede, per ragioni storiche, diverse lingue. Innanzitutto, se dividiamo in due la regione, scopriamo due universi differenti. Partendo dall’Alto Adige (o, se preferiamo, Südtirol) la realtà interna è davvero complessa: circa i due terzi della popolazione è di madrelingua tedesca e l’uso di questa lingua nella vita quotidiana è presente in tutti i comuni del territorio, nessuno escluso. Il restante spazio è occupato dalla lingua italiana e da quella ladina: quelli di madrelingua italiana sono prevalentemente concentratinei maggiori centri urbani e in diverse percentuali negli altri comuni, a seconda della posizione geografica (a sud di Bolzano, quelli di madrelingua italiana sono più numerosi rispetto al numero, esiguo, dei comuni situati più a nord del capoluogo altoatesino).

Storicamente, i sudtirolesi abitano in una terra di frontiera, circondata dalle maestose e suggestive montagne delle Alpi: si tratta del cuore pulsante dell’Europa, almeno dal punto di vista commerciale. Il passo del Brennero, infatti, è la più importante via di comunicazione che collega il sud e il nord Europa ed ogni giorno, da qui, passano migliaia di mezzi.

In Alto Adige/Südtirol il bilinguismo garantisce, certamente, diversi vantaggi: può facilitare, in un certo senso, l’apprendimento di nuove lingue straniere e può aprire a più orizzonti lavorativi. Nonostante l’ufficialità e la tutela delle lingue, la scuola è però divisa: dalle elementari fino alle superiori, si può intraprendere il percorso italiano o quello tedesco.

Quello della tutela linguistica è stato, nel corso del ‘900, un percorso complesso da affrontare in Italia. Innanzitutto il trattato di Saint Germain, nel 1919, ridisegnando i confini austriaci, decretò la cessione della regione all’Italia dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale dell’Impero Austroungarico. Per una questione geografica legata ai confini, militarmente le alte montagne che dividono oggi Italia e Austria rappresentavano un’ottima barriera di difesa per l’Italia e il passo del Brennero un buon avamposto in caso di future altre guerre: fu scelto, quindi, di tracciare il nuovo confine nazionale lungo l’attuale spartiacque montano.

L’Alto Adige/Südtirol, dopo l’annessione all’Italia dovette trovarsi a fare i conti in pochi anni col divieto imposto da Benito Mussolini sotto il Fascismo di usare, a scuola e in tutti gli enti pubblici, il tedesco. Un accordo tra Italia e Germania del 1939 stipulato da Mussolini e Hitler, che prese il nome di opzioni in Alto Adigeo Südtiroler Umsiedlung, prevedeva una scelta: restare in Italia, italianizzando il cognome tedesco (o ladino) o, al contrario, lasciare l’Italia e partire verso una nuova area germanofona, in base alla regione tedesca assegnata. In questi anni, inoltre, Bolzano cominciò il suo primo processo di industrializzazione dopo l’annessione all’Italia che vide l’arrivo, in massa, di molti italiani provenienti soprattutto da Emilia e Veneto. Gli accordi dell’opzione restarono di fatto in vigore fino al 1943, quando i nazisti occuparono la provincia di Bolzano, durante la seconda guerra mondiale. Dopo la fine della guerra, col ritorno di molte persone che avevano lasciato anni prima la propria casa, la convivenza tra i due popoli non diventò facile. Venne subito, infatti, stipulato l’accordo Degasperi-Gruber, firmato a Parigi il 5 settembre 1946 e tra i vari punti si riconosceva, alla regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, l’autonomia a Statuto Speciale e si garantiva la possibilità di ripristinare, dopo l’italianizzazione, l’originario cognome tedesco. Il malcontento di una fetta di popolazione tedesca, tuttavia, negli anni della ricostruzione postbellica non cessava: negli anni ‘50 nacque il BAS (Befreiungsausschuss Südtirol, Comitato per la liberazione del Sudtirolo) che rivendicava l’annessione all’Austria. Si trattava di un’organizzazione terroristica che colpì, anche sanguinosamente, vari luoghi nel corso degli anni ‘60: a Bolzano, per esempio, si tagliavano i tralicci dell’alta tensione; a Bolzano, Trento e Verona si prendevano di mira treni e stazioni attraverso l’uso di ordigni esplosivi; in diversi luoghi valligiani locali, si perpetravano omicidi contro le autorità di origini italiane.

La lunga stagione di attentati si affievolì agli inizi degli anni ‘70, dopo lunghe e difficili trattative tra il governo di Roma e quello di Vienna. Tra le novità politiche locali dopo questo lungo e difficile periodo, vennero trasferiti i poteri dalla Regione alle due Province (oggi la sede regionale esiste, ma solo in funzione simbolica).

Oggi Bolzano e Trento è come se fossero, quindi, due regioni separate, nonostante i buoni rapporti di relazioni e collaborazioni reciproche, anche in virtù della fondazione dell’Euregio, l’unione delle tre province storiche tirolesi: l’area austriaca di Innsbruck e Lienz, la provincia di Bolzano e quella di Trento periodicamente si incontrano per discutere di vari temi di interesse comune, soprattutto di carattere ambientale e commerciale.

LE MINORANZE LINGUISTICHE IN TRENTINO

Il Trentino è invece l’area alpina in cui tutta la popolazione è di madrelingua italiana e il suo dialetto, ancora molto usato, possiede caratteristiche più vicine, nelle forme lessicali e grammaticali, alle parlate lombarde nella zona occidentale e a quelle venete nell’area orientale. L’elemento linguistico, tuttavia, che lega il Trentino all’Alto Adige/Südtirol è l’uso del ladino, riconosciuto in 53 comuni, tra cui anche in Veneto: questa lingua minoritaria, appartenente alla famiglia neolatina, è parlata nel nucleo alpino situato attorno alle Dolomiti, gli spettacolari gruppi montuosi riconosciuti patrimonio dell’UNESCO dal 2009. La lingua si parla ufficialmente in val di Fassa per il Trentino, in val Gardena e in val Badia per l’Alto Adige/Südtirol e in vari comuni del bellunese, tra cui quello turisticamente più noto di Cortina d’Ampezzo. Non è ancora riconosciuta, invece, come lingua ufficiale in val di Non, il cui dialetto locale, per la vicinanza al ladino, si differenzia da quello italico del resto del Trentino. Si tratta di una lingua che, secondo le ipotesi più accreditate, proverrebbe da un popolo latino che giunto da est (dall’attuale Slovenia e Austria) si sarebbe rifugiato in queste vallate dopo la caduta dell’impero romano in seguito alle invasioni barbariche.

Ciò che contraddistingue la particolarità del Trentino è la sua storia: fino al 1918 apparteneva al multietnico Impero Austroungarico ed era l’area in cui, assieme a Gorizia, Trieste e Istria, si parlava anche allora in italiano. Il Trentino, infatti, è la parte tirolese latina: durante l’epoca di appartenenza all’Austria la regione era denominata Tirolo Meridionale Italiano o, in tedesco, Welschtirol (“Welsch” in tedesco significa “di appartenenza romanza o neolatina”). L’attuale denominazione, “Trentino”, è quella invece proveniente da Tridentum, il nome latino della città.

Non mancano, tuttavia, le lingue di origini germaniche parlate in provincia di Trento: nella parte orientale, tra le meravigliose montagne della catena del Lagorai, ad una ventina di chilometri da Trento e ad una decina da Pergine Valsuganasi trova la valle dei Mócheni (chiamata, meno comunemente, anche valle del Fersina, dal nome del fiume che qui nasce, fa il suo corso e che poi si butta nell’Adige a Trento). Si tratta di una comunità montana, al cui interno è diffuso un antico tedesco che trae origini dal medioevo. Interi nuclei familiari di persone provenivano infatti dalla Baviera, grazie alla chiamata delle famiglie feudali di Pergine Valsugana, per cominciare lo sfruttamento di nuove terre incolte e di ricchi giacimenti minerari presenti sul territorio. Il fenomeno copriva una più ampia zona del Trentino orientale: ad oggi, la lingua è sopravvissuta solo all’interno di questa vallata e altrove, l’unica testimonianza rimasta, sono i diversi cognomi di origine tedesca ancora oggi diffusi. La valle dei Mócheni, Bersntol in mócheno, conta circa 2000 abitanti e i parlanti della relativa lingua, ad oggi, sono più o meno 1600, tra i diversi piccoli comuni della valle (Palù del Fersina/Palai en Bersntol, Fierozzo/Vlarotze Frassilongo/Garait) e tra chi si è trasferito altrove: la lingua – altro curioso elemento – si diversifica per ogni paese e persino, in alcuni casi, per ogni maso all’interno di uno stesso comune.

Più a sud, invece, su un altipiano al confine col Veneto, sorge il comune di Luserna: il paese conta 260 abitanti ed è situato su una piana che, in maniera spettacolare, cade a picco sulla val d’Astico (già provincia di Vicenza), dominandone dall’alto tutta l’area. Il paese, non distante dalle note località turistiche di Asiago (Vicenza), Lavarone e Folgaria (Trento), data la sua rilevante posizione come ex confine nazionale, fu teatro di duri combattimenti tra l’esercito italiano e quello austroungarico durante la prima guerra mondiale (oggi le trincee sono un museo a cielo aperto della memoria storica, tra i verdi prati e i vasti boschi) e la sua popolazione, rimasta esigua rispetto al numero presente un tempo, parla un’antica lingua, anch’essa di origine germanica e anch’essa probabilmente discendente dalla Baviera medievale: il cimbro(Zimbar). Si tratta, anche in questo caso, di un’isola linguistica, presente non solo in Trentino ma anche, in maniera sparsa, in diversi comuni della fascia prealpina vicentina e veronese. Sulle sue origini, comunque, restano altre ipotesi: i cimbri storicamente erano i nomi di antiche tribù germaniche durante l’epoca romana, vissute nel secondo secolo a.C. e originarie dall’attualeDanimarca, che qui potrebbero essersi ritirate.

Vista sull’abitato di Luserna, paese che domina la val d’Astico vicentina.

Un’importante personalità letteraria contemporanea che usava frequentemente nelle sue opere toponimi di origine cimbra è lo scrittore, nato ad Asiago, Mario Rigoni Stern, proveniente proprio dalle zone in cui oggi, all’interno di diverse famiglie, sopravvive questa lingua.

Il cimbro e il mócheno, per evitare una futura definitiva scomparsa, godono di particolari tutele. Sui principali e maggiori quotidiani trentini appaiono a volte pagine con articoli scritti in lingua originale; sui canali regionali, i telegiornali diffondono notizie in cimbro e in mócheno; i nomi dei paesi sui cartelli sono in doppia lingua; sono stati aperti nelle zone musei ed istituti con relativi corsi volti alla loro valorizzazione etnolinguistica. Un patrimonio plurisecolare, in un microcosmo che, nonostante soffra di un continuo spopolamento, si cerca in tutti i modi di preservare queste ricche quanto affascinanti culture.

Per conoscere nei dettagli il cimbro.

Per conoscere nei dettagli il mócheno.

Articolo di Nicola Pisetta

Segui Schegge su Facebook e Instagram

 

La Valle dei Mocheni, sovrastata dalla catena montuosa del Lagorai.

Share this

Previous Post: « I dieci migliori goal della storia dei mondiali di calcio
Next Post: Il caso Aquarius spiegato e approfondito »

You may also like

  • 4 Marzo 2021 / Culture

    È ora di rallentare: slow fashion e moda sostenibile

  • 26 Novembre 2018 / Culture

    Schegge intervista. A tu per tu con Eva Klotz, leader di Süd-Tiroler Freiheit

  • 6 Ottobre 2018 / Culture

    Settembre: Divorare Giordano.

  • Newsletter

  • Follow Me

  • Top 3

    • Politica
    • Uncategorized
    • Culture

Riguardo Nicola Pisetta

Nato il 27/07/1991, laureato in lingue moderne all'università di Trento, frequenta la magistrale a SID ramo Politica e governo nel mondo globale. Originario di Baselga di Piné (TN), si occupa di diversi temi, sport, politica, letteratura e storie di persone.

Footer

Facebook – Instagram

Iscriviti alla newsletter

S

© 2022 ScheggeMLEKOSHI

Newsletter

Iscriviti alla newsletter e non perdere i nuovi articoli