«Gli parve di sentire in lontananza una musica di pifferi e
di colpi di grancassa: pì-pì-pì, pì-pì-pì, zum, zum, zum, zum. […]
— Vuoi darmi quattro soldi di quest’Abecedario nuovo?»
Il gusto è tradizione di stile, di maniere: l’esorcismo rituale per debellare le abominevoli moltitudini di «in massa accorsi plaudenti, gli orgoglio ferito».
Il canone del gusto è la vertigine del carnevale, di complessi spericolati e di musici acrobatici, le bande di ottoni in festa, inghiottite dal vortice, abbigliate a maschera, le tube in proscenio. In platea, au contraire, i gesti convenevoli, ma bon ton degli spettanti.
L’ascolto elegante è l’abitudine svogliata alla vanità: un esercizio liberty per l’occhio, esercitato sul retro delle copertine art nouveau, a sdrucire il vestiario dell’orchestra, dell’ottetto, del quartetto, del trio, del duo nelle foto bianco-e-nero, ché «i dischi si valutano dalle copertine, e dal taglio del completo»; una repulsione alla fatica, alla tolleranza per il cattivo gusto della ciarliera parolaia, per l’allegro andante dei femminei furori.
Un abecedario barocco di timbri free–jàzz, fake-jazz, modal–jazz, third-stream, be–bop, post–bop, electro–jàzz, left–field hip–hop, underground ràp, trip–hop, dub, dancehall, rave, acid-house, techno, club, post–club, grime, dubstep, footwork, electroclash, art–pop, avant–pop, synth–pop, avant–rock, tropicalisti, flamenco, tango, bossa nova, exotica, library, MPB, post–rock, electro–rock, dance–rock, new wave, no–wave, post–punk, synth–punk, punk–funk, proto–punk, industrial, hardcore, post–hardcore, digital–hardcore, in ricordo del cool, «per intrattenere il vaniloquio rococò a tema il decoro di dame galanti e cortigiani altèri nei salotti snob».
«Non li hai mai ascoltati?, terribilmente démodé». Ça va sans dire.
A. Upstairs At Eric’s (Mute, 1982) Yazoo
B. Emperor Tomato Ketchup (Elektra, 1996) Stereolab
E. Lodger (RCA, 1979) David Bowie
C. A Banda Tropicalista Do Duprat (Philips, 1968) Rogério Duprat
E. From Filthy Tongue of Gods and Griots (Ipepac, 2002) Dälek
D. Shorty Rogers Meets Tarzan (MGM, 1960) Shorty Rogers
A. Radio Video Ep (Drag City, 2000) Royal Trux
R. Joy of a Toy (Harvest, 1969) Kevin Ayers
I. In Fine Style (Tempa, 2002) Horsepower Productions
O. Repetition (Kill Rock Stars, 1996) Unwound










Nota di autore.
Si allertano i gentili utenti di Schegge Mag, che la lettura dell’abecedario. è rivolta e riservata a un pubblico di scacchisti bricconi, colonialisti birboni, terroristi birbaccioni, situazionisti imbroglioni, furfanti letterati, buffoni monelli, discoli cabotin, logici astrusi, saltimbanchi galantuomini, giullari ciarloni, ciarlatani linguacciuti, venditori di fumo, grulli parolai, arrampicatori di specchi, titubanti spaventapasseri sofisticati, fantocci radical chic, disinvolti frequentatori di luoghi comuni, teologi ricercati, dogmatici distinti, inquisitori eccentrici, bohémien di periferia, gente perbene, dandy modaioli, ortodossi enciclopedici.
Si pregano, viceversa, di astenersi dalla lettura e da un eventuale ascolto le seguenti tipologie: femministe coprofage, marxisti coprologi, sguaiate casalinghe, volgari beoti ex cathedra, scopritori stupefatti d’acqua calda, ebeti accademici lettori di Chi, abbonati avventurieri all’ovvietà, pavoni egomaniaci, sciocchi rimatori, claudicanti passeggiatori per la pace, attivisti da «una goccia nell’oceano», pacieri concilianti, sciatti romanzieri del quotidiano, filosofeggianti analfabeti, giardinieri dell’orticello egotico, temerari irriguardosi, svenevoli melodrammatici, plaudenti spettanti del sé.
Laddove, i dischi non siano disponibili in ascolto streaming, è vivamente consigliato installare Soulseek.