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8 Aprile 2018 / Arte

L’immaginario visuale di Juan Mendez

Definire Juan Mendez un semplice produttore musicale è sicuramente riduttivo. In molti lo conoscono per i suoi set e le sue produzioni dietro il moniker Silent Servant; in molti hanno apprezzato le sue due esperienze più importanti in ambito musicale: prima come parte dei Tropic Of Cancer, poi con il collettivo techno Sandwell District; in pochi sanno, però, che Mendez non si è limitato alla sola produzione musicale ma che ha lavorato anche come graphic designer, creando opere d’arte distintive per diverse etichette quali Downwards, Sandwell District e Jealous God. 

Sandwell District, etichetta fondata nel 2002 da Regis (Karl O’Connor) e Female (Peter Sutton), come estensione della Downwards Records, evidenzia da subito l’interesse di Mendez per la dimensione estetica legata alla musica. Il produttore statunitense, una volta unitosi al progetto, ne diventa direttore artistico. Mentre il successo dell’etichetta cresce, diventando man mano sempre più un’entità collettiva, Mendez permette alla label di ottenere un forte impatto visivo, immediatamente riconoscibile.  

L’approccio multidimensionale che Mendez applica alla musica è ancor più evidente nei lavori realizzati per Jealous God, label fondata insieme a Regis e James Ruskin nel 2013, in seguito allo scioglimento di Sandwell District. Il suo apporto al nuovo progetto diventa da subito centrale. JG si trasforma ben presto in una piattaforma attraverso cui sviluppare il connubio unico – tanto caro a Mendez –  tra gli aspetti musicali e quelli visuali: da una parte le sonorità EBM e industrial; dall’altra l’immaginario gravitante attorno alle due dimensioni del sacro e del profano. 

Il concept dell’etichetta è facilmente riassumibile nel manifesto che ne accompagnava la sua nascita: “we are not here to advocate religion but rather to advocate visual symbolism […] Jealous God is intended for the mutants of our age”. Gli stili visivi adottati da Mendez tendono a sottolineare il carattere parodico del progetto che nei suoi pochi anni di vita ha giocato spesso con le illusioni che caratterizzano le credenze sociali attraverso l’utilizzo di elementi religiosi e di altro genere. A sottolineare l’importanza per l’estetica visuale sono state le collaborazioni che Mendez ha avviato con l’art director Corinne Schiavone, la fotografa Rita Minissi e la regista sperimentale Jenny Sayaka Nono.

Cover Artwork by Corinne Schiavone

Cover Artwork for Jealous God Issue Eight by Corinne Schiavone

Alcuni dei migliori lavori per JG hanno interessato la produzione discografica di Oliver Ho, sotto il nome di Broken English Club. Gli oggetti del primo 12” di Ho per JG – le mani in preghiera in alabastro, il rossetto e il tirapugni – sono le reliquie di un cattolico devoto costretto a vivere una vita di peccato; una giustapposizione di ciò che Mendez ha chiamato, in un’intervista realizzata per Resident Advisor, “sanctity and sleaze”.

Cover Artwork by Juan Mendez

Cover Artwork for Jealous God Issue Four by Silent Editions (Juan Mendez)

Nella stessa intervista, nel parlare del secondo lavoro di Broken English Club – Issue N° Sixteen – ha detto riferendosi alla fissazione di Ho per Crash, romanzo dello scrittore inglese J.G. Ballard: “I wanted to embody that, mix it up a bit. Something like Eyes Without Face meets Crash. My friend Dorian restores classic cars, like Alfas and Porsches. He had this awesome Alfa Romeo, the colors are perfect, everything matches. I wanted it to have this androgynous, non-sexual feeling. That’s why I used the tin body suit with medical braces. I wanted to push my design off the table top.”

Cover Artwork by Juan Mendez

Cover Artwork for Jealous God Issue Sixteen by Silent Editions (Juan Mendez)

Nel 2016 Mendez annuncia la chiusura dell’etichetta, senza troppe spiegazioni ma molto probabilmente con in testa l’idea di esplorare fasi creative successive. L’annuncio della chiusura definitiva viene però accompagnato dalla programmazione delle ultime uscite, affidate ad artisti di tutto rispetto: alcuni già di casa come Phase Fatale, Broken English Club e Alexey Volkov; altri nuovi quali Domenico Crisci, Champagne Mirrors, Black Merlin, Alessandro Adriani, Beau Wanzer e Pye Corner Audio, con l’ultima uscita firmata proprio dal label boss Silent Servant.

In occasione della “morte” dell’etichetta viene organizzato uno showcase intitolato Optimistic Decay all’interno della rassegna Atonal, a Berlino. Per l’occasione, Mendez porta l’estetica visuale dell’etichetta tra le mura del Kraftwerk riempiendo lo stage di fiori in modo da farlo assomigliare ad un funerale.

Nel 2017 Juan Mendez è stato impegnato anche in una mostra di arte visiva al Villaggio Underground di Londra. La mostra, intitolata Dilettante, ha incluso i lavori creativi realizzati per Sandwell District e Jealous God insieme alle sue collezioni 3D per altre etichette quali Electric Voice e Felte.

   Artwork by Juan Mendez Artwork by Juan Mendez Artwork by Juan Mendez

L’intera raccolta dei lavori potete trovarla qui.

Articolo di Stefano Sabia

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